Mudwayne – Another Game To Play
Il 19/11/2008, di Fabio Magliano.
Sono passati secoli da quanto gli americani Mudvayne giocavano a fare il verso ai Kiss scimmiottando gli Slipknot. Oggi i quattro di Peoria tornano con un sound più maturo, con idee nuove, con una voglia pazza di mettersi alla prova e sfidare il mondo e con un progetto che potrebbe rivelarsi rivoluzionario. Di cosa si tratta? Lo ha spiegato il bassista Ryan Martinie al nostro Fabio Magliano
Il primo approccio con i Mudvayne lo abbiamo avuto nell’ormai lontano 2000 all’epoca dell’acclamato ‘L.D 50’ quando, coperti di cerone come una grottesca via di mezzo tra Kiss e Slipknot, “spaccarono” MTV con il singolone ‘Dig’. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, il cerone si è sciolto, il sound si è evoluto ed i ragazzi sono cresciuti tanto da arrivare all’appuntamento con ‘The New Game’, il quarto album della serie (ma presto uscirà ‘Game Over!’ una sorta di disco/gemello), con idee nuove, un sound molto più accessibile ed un progetto, ‘The Album Is The Ticket’, che dovrebbe rivoluzionare il mondo del marketing musicale. Di cosa si tratta? Ce lo spiega il disponibile bassista Ryan Martinie…
‘The New Game’ ha avuto una gestazione lunga e travagliata, si dice addirittura che sia stato concepito nel 2006 ma ha visto la luce solo negli ultimi mesi del 2008. Come mai così tanto tempo per realizzarlo?
“(Ryan Martinie) Perché se dobbiamo dirla tutta in questi due anni non abbiamo composto un solo disco ma ben due, e ‘The New Game’ è solo il primo della serie. Abbiamo composto in ogni pausa del tour, ci siamo trovati in una forma creativa eccellente e le canzoni fluivano con grande naturalezza. E’ divertente rispondere a questa domanda, perché in molti pensano che abbiamo messo tantissimo per incidere un disco, ed invece non siamo mai stati così veloci a comporre, scrivevamo di getto tanto che alla fine ci siamo trovati con una mole enorme di canzoni pronte per essere incise. La prima parte è finita su ‘The New Game’, la seconda troverà spazio nel disco che con molta probabilità uscirà nei prossimi mesi”.
‘The New Game’ è un titolo emblematico, quasi a voler rappresentare una nuova sfida per una band che ha sempre giocato a reinventarsi, a mettersi costantemente alla prova…
“Sì, è una buona interpretazione. Come già in altri casi abbiamo cercato di adottare un titolo ‘aperto’, in modo che potesse essere liberamente interpretabile dai nostri fan e che ognuno potesse dargli il significato che voleva. Per noi calza bene la tua interpretazione, è un nuovo inizio, un nuovo giorno in questo incasinatissimo mondo che è il music business, una nuova sfida stilistica, un nuovo importante capitolo della nostra carriera. Vedi, sia nel mondo della musica che nella nostra vita famigliare siamo chiamati a affrontare nuove sfide, tutti vogliono di più da noi, dobbiamo sempre dare il meglio di noi stessi per garantire alla band o ai nostri famigliari il meglio, ed è questa la sfida che dobbiamo affrontare ogni giorno e che abbiamo voluto mettere in musica”.
In passato avete sempre dato un’impronta politica abbastanza marcata alla vostra musica. E’ stato lo stesso anche per questo disco?
“Non come in passato, credo. Almeno, parlo per me. Tutti abbiamo personalissime idee politiche, io onestamente non ho più fiducia nel sistema, preferisco concentrarmi sulle relazioni umane e sulle emozioni piuttosto che sulle dispute politiche, e penso che questo mio sentimento si rifletta anche sulla nostra musica. Ognuno poi, come ho già detto, è libero di leggere nei nostri testi quello che vuole, l’interpretazione è libera, ma le mie sensazioni oggi sono molto più legate al personale che non ad un sistema che sta tradendo ogni aspettativa”.
Ti ho chiesto questo perché il “new game” potrebbe benissimo essere anche la storica sfida che Barack Obama si sta apprestando ad affrontare…
“Questa è una tua opinione, ma non è la mia. Ma va bene così, fino a che la gente continuerà a recepire messaggi differenti dalla nostra musica, significa che il nostro scopo lo abbiamo raggiunto a pieno. Se l’arte viaggia in un’unica direzione, finisce per non essere più arte ma puro esercizio di stile. La musica, così come molte altre forme d’arte, devono giungere allo spettatore in modo diretto, non devono spingerlo in una direzione precisa ma devono lasciarlo libero di scatenare la sua fantasia e di ricevere da essa emozioni personalissime. Tu leggi significati politici in questo titolo? E’ perfetto. Io traggo messaggi molto più umani e terreni, ed è ok. La musica è bella proprio per questo”.
E chi è invece la Cenerentola alla quale è dedicata ‘A Cinderella Story’?
“Uh, è una moglie qualunque. Potrebbe essere la mia, la tua o quella di un tuo amico, non importa. E’ una canzone a modo suo molto positiva nella quale tornano quei temi personali ai quali facevo riferimento in precedenza. Ci sono dei momenti nella vita di una persona in cui tutto va male, ci si sente frustrati, irrealizzati, scontenti, demoralizzati…tutto sembra volgere al peggio, però proprio come nella storia di Cenerentola è importante non abbattersi ma stare li fiduciosi e vedere cosa può accadere. A Cenerentola la vita è cambiata radicalmente nel giro di una notte, non è detto che non possa succedere anche a te…”
Avete da sempre un rapporto molto forte con i vostri fan. Come ti spieghi tutta questa devozione?
“Perché siamo sempre stati molto vicini a loro, sin dai nostri esordi abbiamo suonato molto dal vivo, abbiamo girato in continuazione vivendo a contatto con la gente. Abbiamo passato ore e ore a parlare con loro, a fare fotografie, a scambiare opinioni… abbiamo sempre considerato i fan una parte integrante della band, e anche la nostra musica è sempre stata composta tenendo conto dei nostri fan, di quello che volevano e del fatto che se non fosse stato per loro, oggi noi non saremmo qui. Noi li rispettiamo visceralmente e loro fanno altrettanto con noi. Da questa condizione viene fuori un’energia positiva enorme che ci aiuta ad andare avanti”.
E’ per loro che avete avviato il progetto ‘The Album Is The Ticket’, l’iniziativa che consente ai vostri fan di comprare insieme con l’album, anche i biglietti per i vostri concerti a prezzi ultra ridotti?
“Esattamente, è proprio così. Ci siamo resi conto che i nostri fan più devoti tra CD, DVD e concerti spendevano un capitale per noi, e non ci sembrava giusto, così abbiamo deciso di premiare la loro fedeltà con un programma che consenta loro di avere tutto di noi risparmiando circa il 50%. Anche questo, se vuoi, è un ‘new game’ che potrebbe cambiare il modo di vendere la musica nel mondo. All’inizio qualcuno è rimasto disorientato da questa cosa, ma ora le cose stanno andando come speravamo, abbiamo sempre pensato che ‘The Album Is The Ticket’ potesse rappresentare il futuro e i primi risultati ci stanno dando ragione”.
Se in patria ormai avete fatto breccia nel cuore della gente, in Italia la strada è ancora in salita, almeno a giudicare dall’accoglienza ricevuta al Gods Of Metal del 2005. Te lo ricordi?
“Mi ricordo il festival, con Slayer e Iron Maiden, sinceramente non ricordo la reazione della gente. E’ stata tiepida, dici? Non mi sorprende, in Italia dobbiamo ancora farci conoscere, dobbiamo mettere da parte quanto costruito in America e ripartire da zero con umiltà per arrivare anche da voi in modo diretto al pubblico. Non è facile ma è una sfida che vogliamo affrontare con determinazione. Dopo tutto anche questo è un ‘new game’”.