Nevermore – Il Ritorno del Viaggiatore
Il 19/10/2008, di Fabio Magliano.
Un doppio DVD segna il ritorno sulle scene della band di Seattle dopo un lungo periodo di silenzio. Un lavoro che racchiude tre anni di tour, di concerti in tutto il mondo, eccellente rodaggio prima del ritorno in studio per dare vita al successore di ‘The Godless Endeavor’ previsto per il prossimo anno. Questo almeno è quanto ha confidato un loquace Warrel Dane a Fabio Magliano.
Alla fine il viaggiatore torna sempre a casa. I Nevermore lontano dal focolare sono rimasti per oltre un anno, hanno girato il mondo in lungo e in largo da soli, con In Flames e Disturbed, tappati in piccoli locali e proiettati sul main stage di festival di portata planetaria come Gigantour e Wacken, ma alla fine sono tornati a casa. Che, idealmente parlando, non è altro che l’uscita discografica. Perché dopo la pubblicazione di ‘The Godless Endeavor’ della band di Warrel Dane si erano perse le tracce, giusto notizie di successi riscossi on the road e di estemporanei progetti solisti. Oggi però i Nevermore tornano e lo fanno con ‘The Year Of The Voyager’ ovvero un sunto di quanto accaduto in questi tre anni racchiusi in un doppio DVD e un doppio album live, buon antipasto in attesa dell’ottavo studio album in programma nel 2009. A rompere il silenzio in casa Nevermore è un sempre loquace Warrel Dane, pescato durante il suo tour promozionale in Germania.
Dopo un lungo silenzio pubblicate oggi ‘The Year Of The Voyager’. Che significato ha per te questo lavoro?
“(Warrel Dane) Questo DVD offre una fotografia chiara e completa di tutto quello che è successo durante l’ultimo tour fatto per promuovere ‘The Godless Endeavor’. Siamo stati in tour per più di un anno, quindi siamo arrivati sino ad oggi senza un nuovo lavoro in programma a breve, ma con un bagaglio immenso di esperienza in chiave live. Penso che in tutti questi anni abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere nella vita on the road, esperienze ne abbiamo fatte davvero tante, quindi abbiamo pensato fosse giusto, a questo punto della nostra carriera, accendere i riflettori sul fattore live e realizzare questo DVD che finirà anche su CD sottoforma di doppio album dal vivo. Diciamo che siamo stati fortunati, perché con l’esplosione dei DVD abbiamo potuto offrire ai nostri fan un lavoro completo sotto tutti i punti di vista. Poi il fato ci ha supportato anche tecnicamente, visto che la data che avevamo deciso di registrare , a Bochum, si è rivelata una delle migliori dell’intero tour. Non avevamo scelta, dovevamo assolutamente registrare quella data da usare come main show per il DVD, quindi una seconda chance non ci sarebbe stata concessa, fortunatamente è filato tutto per il verso giusto, abbiamo suonato benissimo, la gente ha risposto alla grande, quindi siamo stati messi nella condizione di offrire al nostro pubblico un lavoro onesto e di alta qualità”
Perché come main show avete deciso di registrare proprio il concerto di Bochum?
“Fondamentalmente perché in Germania siamo di casa, avendoci suonato decine di volte in passato, e qui possiamo godere di un notevole numero di fan. A Bochum, poi, conoscevamo bene l’ambiente, per alcuni versi si è trattato di uno show abbastanza anomalo per noi, perché guardavamo tra il pubblico e vedevamo facce conosciute, sembrava di stare a casa…Non è un caso quindi che la reazione dei fan sia stata incredibile, sembravano tutti impazziti, hanno partecipato al concerto con una grande energia e se il DVD ha un impatto così marcato, è stato anche grazie alla saggia scelta della location”.
Originariamente questo concerto, tenutosi l’11 ottobre 2006, doveva svolgersi quasi un mese prima, è vero?
“Sì, sfortunatamente sì (ride, Nda). Con la Century Media avevamo pianificato tutto affinché si registrasse la data di Bochum a settembre per poi inserirla nel DVD, peccato che il giorno prima del concerto mi svegli scoprendomi completamente afono. Parlavo e non usciva una parola. Mi sono preso uno spavento pazzesco tanto che sono corso in ospedale dove mi hanno tenuto qualche giorno in osservazione. Per fortuna si trattava solo di una brutta infezione alla gola, però per questo siamo stati costretti a posticipare tutto di un mese. Il bello della cosa è che i ragazzi della label non riuscivano a capire la situazione, continuavano a dirmi: ‘Eh, ma tu questa sera devi cantare, è già tutto pianificato!’, ed io muovevo la bocca e non usciva nulla… Cazzo, non riuscivo a parlare, figuriamoci a cantare!”.
Con che criterio avete scelto le canzoni da inserire nella scaletta di questo live?
“Da un lato ci siamo lasciati trascinare dai nostri gusti personali, dall’altra siamo andati a pescare tra quelle canzoni che, è risaputo, piacciono di più ai nostri fan, quelle più richieste, quelle più cantate durante i nostri concerti. In questo caso il rischio è stato minimo, perché in alcuni frangenti siamo andati a botta sicura. Vedi, noi abbiamo la fortuna di poter contare su un buon numero di dischi sin qui registrati, quindi il materiale da scegliere non ci manca proprio. C’era però il rischio di sbilanciare troppo le cose, o guardando troppo al passato, o attingendo massicciamente da ‘The Godless Endeavor’, due soluzioni che assolutamente non volevamo prendere in considerazione. Abbiamo quindi cercato di stilare una sorta di best of dei Nevermore, pescando da un po’ tutti i dischi sin qui incisi”
Il secondo DVD offre estratti dei vostri concerti in America, alternati ad altre apparizioni su palchi europei, una buona occasione per tracciare un parallelo tra queste due realtà così diverse tra di loro…
“Beh, la prima differenza che balza subito all’occhio è nel numero di persone che vengono ai tuoi concerti. In America il pubblico è sempre più numeroso rispetto all’Europa, e spesso è più partecipe…”
Davvero? Di solito i gruppi americani rimarcano una maggiore attenzione dei fan in Europa rispetto all’America, trendista e settoriale…
“Oggi le cose stanno cambiando, la fame di heavy metal in America sta crescendo mentre forse in Europa la tendenza è a sedersi più sugli allori. In passato in America MTV segnava il passo ed indicava quelli che erano i gruppi da seguire e i generi da lanciare, oggi lo fa ancora per alcuni versi, però parallelamente si è sviluppata una corrente legata al metal molto forte. La tendenza è quella di andare a riscoprire le band del passato, sono nati diversi grandi festival metal che stanno riscuotendo incredibili successi, e grazie a questo, anche le televisioni si sono adeguate e stanno adattando la loro programmazione ai gusti della gente. In Europa forse c’è maggiore autonomia, i fan ascoltano ciò che piace loro, non ciò che la televisione propina loro, vi è più libertà di esprimere i propri gusti, senza badare troppo ai bombardamenti esterni”.
Tra i festival ai quali fai riferimento c’è anche i Gigantour, al quale avete preso parte nel 2005 e del quale avete inserito estratti video nella seconda parte del DVD…
“Esatto. Quella del Gigantour è stata un’idea geniale da parte di Dave Mustaine. La formula di questo tipo di festival è vincente perché consente a band di diversa estrazione di esibirsi sullo stesso palco offrendo al pubblico uno spettacolo molto vario e alle band la possibilità di aprirsi la strada verso audience differenti ampliando così i propri orizzonti. La nostra partecipazione ha riguardato la prima edizione del festival, quella cioè che offriva maggiori incognite vista l’assoluta novità della cosa, però devo dire che tutto è filato via liscio e non si sono verificati problemi rilevanti. Non nego che, quando ci è stata fatta questa proposta, un po’ ho tentennato, perché si sarebbe trattato di dividere il palco con band molto diverse da noi, Megadeth, ma anche Dream Theater, Fear Factory, Antrhax…ed invece alla fine abbiamo scoperto di avere molte cose in comune con questi gruppi e da questa esperienza siamo usciti sicuramente arricchiti”.
Un altro festival importantissimo al quale avete preso parte e qui documentato, è il Wacken…
“…del 2006. Vero. Grande esperienza. Ma il Wacken è sempre stato un evento a sé, ha sempre avuto un fascino particolare che esula dal contesto degli altri festival. Sarà perché raccoglie centinaia di band dei generi più disperati, sarà perché richiama migliaia di persone da tutto il mondo in un paesino di poche anime, ma l’atmosfera che si respira a Wacken non la si respira in nessun altro festival al mondo. La nostra partecipazione è stata una botta di adrenalina pura, come si può vedere sul DVD abbiamo eseguito ‘Born’ e davanti si è scatenato l’inferno, c’erano ragazzi che saltavano in aria, un pogo pazzesco, la vera essenza del caos”.
‘The Year Of The Voyager’ ben fotografa la tua dimensione di “viaggiatore”. Personalmente, come vivi questa condizione?
“Come la vivo? Non me lo sono mai chiesto. Sono un musicista, viaggiare è indispensabile per me, quindi non mi sono mai chiesto se andare in tour mi pesasse o meno. E’ il prezzo da pagare per fare una cosa che mi piace, quindi lo accetto volentieri. Il titolo del DVD ‘The Year Of The Voyager’, è proprio dedicato a questa nostra condizione di viaggiatori, sempre in giro per il mondo, sempre lontano da casa pur di riuscire a mantenere una condizione per il cui raggiungimento abbiamo sempre lottato duramente”.
Ti ho posto questa domanda perché sono tante le band che indicano il tour come l’aspetto più bello ma allo stesso tempo quello più negativo della vita di musicista…
“Sicuramente quando ci si imbarca in tour lunghi per il mondo bisogna mettere in preventivo di starsene per mesi lontani da casa, di dover convivere con altre persone in spazi ridottissimi, di avere la vita scandita dai tempi del tour ed, in pratica, di vivere in funzione di quell’ora scarsa di concerto che ti attende la sera. Non sono condizioni semplici, spesso si finisce per uscire di testa litigando per le ragioni più stupide. Ma è anche una situazione che molti ragazzi sognano da sempre, perché poter vivere suonando e girando il mondo, facendo conoscere le proprie canzoni a gente molto diversa da te, come cultura e provenienza, è il sogno di tutti. Chi lo raggiunge deve ringraziare il destino che lo ha portato sino a quel punto, e deve vedere le scomodità di quel tipo di vita come un qualcosa di inevitabile ampiamente ripagato la sera quando, dopo aver viaggiato tutta la notte dalla Germania all’Italia, ci si troverà davanti schiere di fan pronti ad osannarti”.
Sempre più band si stanno affidando al DVD per promuoversi. Pensi che presto questo supporto arriverà a rimpiazzare totalmente il CD o queste sono due realtà destinate a convivere ancora a lungo?
“Il DVD è uno strumento importante ma penso che al giorno d’oggi la musica sia arrivata ad un punto tale che tutti i mezzi finiscano per risultare indispensabili per promuoverla e tenerla in vita. Grazie al DVD la tecnologia in ambito musicale ha compiuto un importante passo in avanti, sia a livello di suono sia per quanto riguarda il prodotto offerto allo spettatore. Chi ascolta musica grazie al DVD ha modo di calarsi in questa realtà a 360° potendo beneficiare di un supporto audio eccellente e di uno visivo sempre più evoluto. Ma pensare che il DVD sia in grado di soppiantare il CD è impensabile. Il CD è ancora il mezzo più diffuso per promuovere la musica e lo resterà ancora per lungo, non a caso ‘The Year Of The Voyager’ uscirà anche sottoforma di doppio CD e di triplo LP. Il DVD è solo uno strumento in più in mano alle label”.
Jeff Loomis ha da poco inciso il suo disco solista, tu lo hai realizzato pochi mesi fa. Oggi stiamo parlando di un DVD/live che sa tanto di antologico. Che dici, i fan dei Nevermore devono iniziare a preoccuparsi?
“E perché mai? I Nevermore esistono e stanno benissimo. Io e Jeff sentivamo solamente il bisogno di incidere qualcosa di differente per dare sfogo ad una natura artistica che, per alcuni versi, rimaneva repressa con i Nevermore. Jeff ha realizzato un lavoro strumentale, io un disco più soft di quanto suonato normalmente, ma questo non vuole assolutamente dire che non siamo più legati ai Nevermore o che la band non gira più come una volta. La pausa è stata fisiologica, ci siamo presi il nostro tempo dopo aver speso tantissime energie con un tour estenuante, ma ora siamo pronti a tornare. Abbiamo già qualche idea in testa e presto ci troveremo per iniziare a lavorare al nuovo disco che sicuramente vedrà la luce nel 2009”.