Pain – Synthetic Heaven
Il 19/09/2008, di Fabio Magliano.
La voglia di emergere e la voglia di farsi una bella bevuta in compagnia. La voglia di svegliarsi la mattina e riscoprirsi vivi e la voglia di cambiare le carte in tavola e sovvertire l’ordine delle cose. Questo è quanto contenuto in ‘Cynic Paradise’, il sesto album griffato Pain, progetto nato come side project di Peter Tagtgren ed oggi divenuta realtà apprezzata e stimata quasi quanto gli Hypocrisy. In Scandinavia di sicuro, nel resto del modo… è quanto si augura Peter, messo ancora una volta faccia a faccia con il nostro Fabio Magliano
Può capitare che, un po’ per noia, un po’ per diletto, un musicista affermato e decisamente estremo, un bel giorno decida di sfornare il classico progetto da “fuori di testa” così, tanto per vedere che effetto fa. Può capitare anche che, suddetto progetto, poco per volta prenda piede, fagocitando tutto ed arrivando perfino ad oscurare quella band madre dalla quale tutto è partito. Può capitare, ed infatti è capitato proprio a Peter Tagtgren che, undici anni fa, tanto per staccare la spina dai suoi Hypocrisy, ha dato vita al progetto industrial/metal Pain ed oggi, inaspettatamente, si ritrova qui a celebrarne il sesto studio album, quasi sorpreso da tanta longevità ma assolutamente intenzionato a non cedere un centimetro di quanto sin qui conquistato. Questo almeno è quanto emerge da ‘Cynic Paradise’, album multiforme, capace di fare ballare ma anche di indurre all’headbangin’ più sfrenato, destinato a vedere la luce nel giorno di Halloween, chissà, magari proprio per far da colonna sonora a qualche “Sabba alcolico”. Intanto, per portarci avanti con il lavoro, siamo andati a sentire cosa ha da dirci un rilassato Peter a riguardo…
‘Cynic Paradise’ è il sesto album dei Pain, non male per un gruppo nato inizialmente più per un tuo sfizio che per altro. Onestamente, te lo aspettavi?
“(Peter Tagtgren) No, se devo essere sincero tutto questo clamore ha preso un po’ alla sprovvista anche me. Come hai detto tu, quando i Pain sono nati, undici anni fa, eravamo solo io ed il mio studio, non c’era niente altro. Non mi aspettavo di vendere dischi, non cercavo un contratto discografico, non ambivo a sfornare dischi a ripetizione, l’unica cosa che volevo era fare qualcosa di un po’ diverso dal solito per appagare il mio ago. E il fatto di essere ancora qui a parlare dei Pain, e di vedere ogni volta i miei dischi accolti così bene, ancora oggi mi spiazza un poco”.
Pensi che nel corso degli anni la natura e la dimensione dei Pain sia cambiata o, come hai detto tu, è ancora un semplice sfogo del tuo ego?
“La dimensione dei Pain negli anni è cambiata…ma anche no… A ben vedere sono sempre io che compongo tutto, che organizzo tutto, che mando avanti il gruppo e prendo le decisioni…i Pain sono sempre Peter Tagtgren. Però è anche vero che, quando andiamo i tour, per forza di cose dobbiamo tramutarci in un vero gruppo, o almeno ci proviamo, quindi inevitabilmente la natura del progetto cambia e si evolve”.
Dopo aver girato per diverse case discografiche, alla fine siete ritornati alla Nuclear Blast con la quale incideste il disco del 1997. Come mai questa decisione?
“Si tratta di qualcosa di molto complicato. Vedi, i Pain negli ultimi anni sono diventati una vera istituzione in Scandinavia, ma al di fuori non sono nessuno. Ci scommetto quello che vuoi che se in Italia ti metti a cercare ‘Rebirth’ difficilmente lo troverai, a meno che non ti metta a scaricarlo da internet. Questo perché fuori dalla Scandinavia non abbiamo mai avuto promozione, siamo stati distribuiti malissimo e questa situazione non poteva andare ancora avanti. Anche la Roadrunner non è che abbia fatto molto per promuovere ‘Psalms Of Extinction’, quindi il giorno in cui un ragazzo della Nuclear Blast si è fatto sotto e mi ha proposto di tornare con loro, ho accettato di buon grado, anche perché so come sono soliti lavorare e sono sicuro di essermi messo in buone mani”
Il disco precedente si intitolava ‘Psalms Of Extinction’, il nuovo ‘Cynic Paradise’…ancora una volta nel titolo compaiono elementi religiosi. Non è che ti sei convertito all’improvviso?
“(Scoppiando a ridere) No, non credo proprio! Almeno, se è successo non me ne sono accorto! A parte gli scherzi, ‘Cynic Paradise’ non è altro che il mio modo di vedere il mondo. Il pianeta è un posto stupendo in cui vivere, ma allo stesso tempo è incredibilmente cinico…”
In cosa vedi tutto questo cinismo?
“In come stanno andando le cose. Non c’è un minimo equilibrio. Poche persone ricche diventano sempre più ricche, mentre il numero dei poveri continua ad aumentare a dismisura. C’è una sola torta da spartirsi, ma alla fine la quasi totalità finisce alle solite tre, quattro persone, e la cosa che disgusta di più è che nessuno fa nulla per cambiare questa situazione”
Hai già scelto quello che sarà il primo singolo estratto da ‘Cynic Paradise’? Sicuramente ‘Follow Me’ potrebbe davvero fare sfracelli…
“E infatti lo useremo come secondo brano estratto. Il primo singolo sarà ‘I’m Going In’, perché è quello più vicino al classico sound dei Pain. Non volevamo una rottura troppo marcata con il passato e ‘Follow Me’, pur essendo un pezzo ottimo, potrebbe spiazzare non poco l’ascoltatore, soprattutto per il cantato femminile”.
Che, per essere precisi, è affidato ad Anette Olzon dei Nightwish…
“Esatto! Ho avuto modo di conoscerla nel corso del tour che abbiamo fatto con i Nightwish e mi sono trovato davanti non solo una splendida persona, ma una cantante di grande talento. Durante quel tour mi sono legato molto con tutti i membri di quella band, e l’idea di fare qualcosa insieme è venuta fuori in modo molto naturale. Quando poi ho composto ‘Follow Me’ mi sono detto ‘Wow, sarebbe fantastica se la cantasse Anette!’, quindi le ho fatto la proposta e lei ha accettato di buon grado. Lavorare con lei è stato molto divertente e penso che il risultato ottenuto piacerà molto non solo agli amanti dei Pain e dei Nightwish”.
‘Follow Me’, così come in passato successo per ‘Shut Your Mouth’, ‘On And On’ e ‘Just Hate Me’, mostra la tua capacità di tirare fuori ogni volta melodie incredibili. Dono di natura o le studi prima a tavolino?
“Non ho mai cercato la melodia, non mi sono mai posto il problema di come scrivere un pezzo melodico o una hit di successo. Ho sempre composto nella totale rilassatezza e la melodia è venuta fuori da sé. Non è qualcosa che puoi controllare, succede e basta. Anche perché sono convinto che il giorno in cui mi sedessi a tavolino scervellandomi su come scrivere una melodia da classifica, finirei per impazzire senza cavare un ragno dal buco”
Perché, tu come componi di solito?
“Il discorso composizione merita un discorso a sé, visto che questa volta ho agito in modo differente rispetto al mio solito. Per i precedenti dischi dei Pain pensavo prima alla produzione, quindi ai riff e alle melodie. Questa volta me ne sono fregato di tutto, ho accantonato il discorso produzione e mi sono buttato subito sul songwriting. In questo modo è venuto fuori tutto più facilmente, perché i brani hanno guadagnato ulteriormente in immediatezza e il sound è maggiormente in your face”.
La prima parola alla quale ho pensato ascoltando ‘Cynic Paradise’ è stata “libertà”. Dentro ci hai messo proprio di tutto, dalla dance all’elettronica, dal death sino al country/western. Questo perché hai voluto riversare in questo disco tutto ciò che ti piace senza alcuna limitazione?
“Più che altro era un bisogno che sentivo da tempo. Quando ho iniziato a lavorare a ‘Cynic Paradise’ avevo una base di sette/otto canzoni pronte su cui lavorare. Le ho buttate giù ma mi sono subito reso conto che mancava qualcosa. Mi sono chiesto cosa potessi fare per completare il quadro, e ho inciso ‘Don’t Care’, un brano dalla forte base death. Ma non bastava ancora. Mi serviva una party song, qualcosa che mi facesse e che facesse divertire; a tutti piace bere, quindi da questo spunto è nata ‘Have A Drink On Me’. Musicalmente c’è molto del southern rock, è un pezzo molto differente da quanto sempre suonato dai Pain, ma chi se ne frega? A me piaceva, è un’ottima party song, e questo è quello che conta”.
‘Live Fast/ Die Young’, è questa la tua filosofia di vita?
“Se ti racconto come è nata non ci credi. Questa canzone trae spunto da una riflessione fatta dopo aver visto l’ennesima campagna pubblicitaria che invitava i cittadini a riciclare la plastica, la carta o quant’altro. Ho pensato che alla fine quelli che hanno messo in piedi questo baraccone hanno studiato un vero e proprio business ed oggi, con la scusa di voler salvare il mondo, si sono arricchiti a dismisura. Alla fine il mondo si sta sgretolando, tanto vale godersi a pieno e in fretta tutto ciò che ci viene dato”.
Dove vuoi arrivare con ‘Cynic Paradise’?
“Possibilmente in più negozi di dischi possibile. So che sembra stupido ma mai nella loro carriera i Pain hanno potuto usufruire di tale privilegio. Cambi la label ma il risultato è sempre lo stesso: il disco non si trova. Iniziamo a far sì che in qualsiasi negozio di dischi tu vada, ‘Cynic Paradise’ sia li esposto. Poi se il disco piace anche, è ok, ma questo rimane il secondo step”
E’ strano sentirti dire questo, perché ti posi la stessa domanda sei anni fa, al tempo di ‘Nothing Remains The Same’ e tu mi desti la medesima risposta. Segno che da allora le cose non sono cambiate. E’ sconfortante…
“Assolutamente, è una cosa che ti fa uscire di testa. All’epoca era la Universal che doveva occuparsi di noi, ci aveva fatto mille promesse ma alla fine non ha combinato nulla. Grazie a questo ho persino cambiato modo di vedere il download in internet. E’ quello che canto in ‘Generation X’: è ora che le case discografiche inizino a guardare alle band come a realtà concrete e non come a macchine da soldi, ed è ora che muovano il culo per cercare di restare al passo con i tempi, di promuovere i gruppi come si deve valorizzandoli e non spremendoli come stanno facendo. E’ l’unico modo per uscirne vivi”
Come detto in precedenza, avete avuto modo di fare da spalla ai Nightwish, un azzardo per molti, visto che i Pain con la band di Tuomas Holopainen hanno ben poco da spartire. E invece…
“…è stato un successo! Incredibile! Inaspettato. E’ stato il miglior tour che abbia mai fatto in tutta la mia carriera, ed i fan dei Nightwish si sono rivelati molto carini nei confronti dei Pain. E’ stato indimenticabile, il responso del pubblico è stato eccellente ovunque suonassimo ed i ragazzi dei Nightwish sono sempre stati molto gentili con noi. E’ vero, era un rischio, però abbiamo voluto provare lo stesso, anche perché se non provi non saprai mai come sono realmente le cose. Pensa invece che, parlando con i ragazzi dei Nightwish, mi è stato detto che nessun gruppo di spalla ha mai ricevuto dai loro fan un’accoglienza come i Pain, e questa cosa non può che inorgoglirmi. Penso già solo a quanto successo a Milano: fantastico! Un pubblico numerosissimo, partecipe, passionale…davvero un’ottima esperienza”
Chiudiamo con una curiosità: ‘Cynic Paradise’ uscirà il giorno di Halloween. Coincidenza o scelta voluta?
“E’ una scelta voluta, ci piaceva come idea, è un’ottima data e poi se la ricordano tutti. Non potevamo scegliere di meglio!”