Megadeth -The Killing Road
Il 17/09/2007, di Fabio Magliano.
La scena è quella di un angusto camerino nel backstage del Gods Of Metal. Protagonisti Metal Hammer e un rilassato Dave Mustaine. Oggetto della contesa ‘United Abominations’, ultima fatica a firma Megadeth, lavoro che, al pari dell’eccellente prova live offerta in quel di Milano, ci restituisce un Dave finalmente in gran forma, trionfatore finale su quei fantasmi che ne avevano minato pericolosamente il passato…
Che Dave Mustaine sia un uomo completamente nuovo, lontano anni luce da quell’immagine di “orco isterico” divora giornalisti che ne aveva segnato indelebilmente il passato, lo si intuisce dalle piccole cose. Da come ti accoglie sorridente all’interno del container adibito a camerino nel backstage del Gods Of Metal, dalla gentilezza con la quale ti offre una bibita dal suo “sontuoso” catering e dalla cura con la quale te la serve, ma soprattutto dalla sua capacità di rimettere in discussione le sue idee, confrontarle con quelle del suo interlocutore, valutarle e eventualmente scusarsi se trovato “mancante”. Del Dave Mustaine che fu rimangono giusto alcuni lampi, più che altro nei veti imposti tramite la sua label su alcune domande “scomode” (no religione, no Metallica, no ex membri), ma si tratta più che altro di parentesi che non fanno altro che colorire ulteriormente questo carismatico personaggio. Ed ovviamente del “vecchio Mustaine” c’è ancora la vena compositiva, rifiorita dopo l’oblio con ‘The System Has Failed’, prima, ed oggi con ‘United Abominations’, e c’è una forma invidiabile sfoderata anche in quel di Milano nel corso di un intensissimo show. Preceduto da un rilassato incontro con alcuni rappresentanti della stampa in un clima a tratti confidenziale…
Quando uscì ‘The System Has Failed’ furono in molti a definirlo “l’album della rinascita”. Credi che anche questo ‘United Abominations’ rechi in sé significati particolari?
“(Dave Mustaine) No, non ha un significato particolare per me. E’ un lavoro molto importante in cui credo molto, però non mi sento di dargli significati extra musicali”
Allora rimanendo ad un livello puramente artistico, va detto che hai dichiarato di considerare questo disco il migliore album di sempre dei Megadeth. La classica trovata pubblicitaria o credi realmente in questa affermazione?
“Mi piace. Mi piace davvero molto. Erano anni che non mi sentivo così bene a suonare, che non provavo certe sensazioni, ma soprattutto erano anni che non mi capitava tra le mani un disco che mi divertisse dall’inizio alla fine. Non mi stanco di ascoltare ‘United Abominations’, è un lavoro ricco di spunti, di sorprese, è sicuramente il mio lavoro più ispirato. Erano anni che non usciva un lavoro dei Megadeth in grado di mettere d’accordo pubblico e critica. Tutti amano questo disco, e la cosa non può che rendermi felice, però sai qual è il fatto strano? E’ che per la prima volta me ne sono fregato degli altri e ho fatto tutto ciò che volevo. In passato mi è capitato di scrivere canzoni che potessero fare tutti contenti, ottenendo però l’effetto contrario. E’ un po’ come quando ti metti in tiro ed esci con l’unico scopo di trovare ragazze e puntualmente vai in bianco. Questa volta ero davvero stufo di incidere facendomi mille paranoie perchè ciò che stavo scrivendo avrebbe a tutti i costi dovuto piacere a tutti, quindi me ne sono fregato degli altri e ho composto seguendo unicamente ciò che mi diceva il mio cuore”
Ed è stata un’esperienza appagante?
“Fuck, è stato grandioso man! Ero felicissimo perché mi sentivo come se avessi finalmente completato un percorso lungo e molto difficile. Ricordi? Solo qualche anno fa sembrava che non avrei più potuto suonare la chitarra e che la mia carriera fosse irrimediabilmente compromessa. Ero terrorizzato, una parte di me mi diceva “lascia perdere, non ce la puoi fare, sei troppo vecchio per andare avanti, chi vuoi che ti dia ancora credito?” e poi c’era un’altra parte che mi esortava ad andare avanti, perché “non ti funziona un braccio, ma il tuo cuore è sempre giovane, quindi piantala con le stronzate e rialzati!”. Quel periodo è stato difficilissimo perché non sapevo cosa avrei fatto, non sapevo come sarebbe stato il mio futuro perchè più che un cantante, io sono un chitarrista, e senza il mio strumento sarei stato nessuno. Però c’è un credo nel mondo dello sport che vuole il match non concluso fino a quando il tempo non è scaduto; beh, io mi sentivo solo alla fine del primo tempo,sapevo che mi sarei potuto riprendere, ho fatto cure lunghe e dolorose, ho dovuto imparare nuovamente a suonare la chitarra, sono ripartito da zero e trovarmi oggi con un disco simile tra le mani non può che riempirmi d’orgoglio”.
Ora i tuoi problemi al braccio sono definitivamente risolti….
“Si, sto benone, posso affermare tranquillamente che l’incubo ormai è passato. O almeno spero, anche perché non ce la farei proprio a ricominciare tutto da capo un’altra volta!”
Avendo dovuto ricominciare da zero a suonare, pensi che il tuo approccio con lo strumento sia cambiato “tra il primo ed il secondo tempo” del match?
“No, assolutamente. La chitarra non è altro che un’estensione del mio spirito, quindi quando inizio a suonare tutto viene naturale, le cose accadono perché così sta scritto, quindi non sono mai andato a rivedere il mio modo di suonare o di trattare la chitarra dopo la pausa forzata. Mi sono sempre limitato a imbracciare lo strumento e a lasciarmi andare, tutto il resto è venuto da sé, nel modo più naturale possibile”.
Da un punto di vista tematico, ‘United Abominations’ ha un’impronta politica molto forte. C’è una ragione particolare per una presa di posizione così violenta?
“Potrei parlare con te di politica per ore, ma che senso avrebbe? Vivi in un Paese diverso dal mio, avete un ordinamento politico differente e anche la situazione italiana è agli antipodi di quella statunitense, quindi ti risparmio il comizio. Diciamo che nel corso della mia vita ho avuto modo di farmi un’idea precisa su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato e in questo album ho voluto fare una disamina abbastanza approfondita di ciò che sta accadendo attorno a noi secondo il mio punto di vista. La cosa che più mi ha fatto pensare è che un album come ‘Peace Sells…But Who’s Buying?’ ascoltato vent’anni dopo non ha perso una virgola del suo significato. Cazzo, com’è possibile che in vent’anni nulla sia cambiato e che la situazione sia sempre la stessa? Si parlava di guerra allora e siamo oggi nel mezzo di una guerra mondiale. Si parlava di bomba atomica e oggi tutti parlano di una nuova corsa agli armamenti. E hai visto cosa sta combinando la Russia?”
Ok, lasciami dire che anche se in Italia non abbiamo Bush come presidente, non è che siamo un’entità estranea all’America. Per tante cose (purtroppo) dipendiamo da voi, se oggi anche noi abbiamo i militari in guerra è perché il nostro governo ha voluto venire dietro al vostro, quindi in tante cose la nostra situazione politica è fortemente influenzata da quella americana…
“Con le mie parole non volevo mancare di rispetto all’Italia, e mi spiace se ti sono parso arrogante. Io ho un rispetto e un’ammirazione enorme per l’Italia, per la sua storia per la sua cultura e per lo stile di vita degli italiani. Quello che non volevo fare era invischiarmi in discorsi politici dai quali difficilmente si sarebbe poi venuti fuori. Anche perché la mia posizione nel campo della politica è abbastanza particolare, io non sto dalla parte di uno o dell’altro, io sto dalla mia parte, e questo emerge in ciò che scrivo. Io guardo a ciò che mi succede intorno con la rabbia di chi si è fatto da sé, di chi è partito dal basso, si è fatto una posizione e ora rischia di vedere tutto spazzato via nel giro di un secondo. Quante persone conosci nel mondo del metal, che erano milionarie ancora prima di iniziare a suonare? Nessuno! Perché qui siamo tutti figli della working class, siamo tutti uguali…io sono partito da zero, ho avuto successo ma non ho mai dimenticato da dove sono venuto… quindi la politica nel mio disco non è altro che la storia della mia vita rapportata con la società odierna”
Però…non mi hai sbranato nonostante il mio appunto, allora è proprio vero che Dave Mustaine è cambiato!
“(Scoppiando a ridere N.d.A) No, hai solo avuto fortuna di incontrarmi in una delle mie giornate “sì”! A parte le battute, quella del ‘Nuovo Mustaine’ è una cosa che mi sento ripetere spesso, però personalmente non mi sento così diverso, credo di essere sempre lo stesso, solamente alcuni lati del mio carattere, invecchiando, sono andati smorzandosi. Poi ok, ho anticipato di un paio di ore l’orario della mia ritirata e al mattino faccio colazione con il caffè e non più con la birra, ma questi sono dettagli. Ciò che più conta è che oggi ho dei figli e delle grandi responsabilità, però sono convinto che se loro oggi stanno bene e possono guardare con fiducia al futuro, è perché in passato ho avuto il coraggio di prendere determinate posizioni, ho rischiato, ho fatto delle uscite anche impopolari, sono spesso andato contro corrente tanto che oggi mi considerano un pioniere in ambito metal, ma tutto questo ha fatto sì che i Megadeth oggi possano godere di una certa popolarità consentendomi di garantire un futuro almeno roseo per i miei figli”.
Tu ti sei appena definito “pioniere”, altri ti chiamano “icona”. Ma quando al mattino ti svegli e ti guardi allo specchio, vedi mai riflessa l’immagine di una “leggenda”?
“No, no, mai! Al mattino è già tanto se riesco a trovare la porta del bagno! Quando mi sveglio mi lavo, faccio pipì, faccio colazione e poi mi attacco al PC e scarico le mail. Ti sembra questa la vita di una leggenda? Comunque comprendo la tua domanda, so che ci sono migliaia di ragazzi che mi considerano un idolo e di questo non posso che essere grato, però io non mi sento affatto tale. Si è costruita negli anni questa leggenda attorno al mio nome, prima legata ai miei atteggiamenti sopra le righe, ora alla mia assenza dalla vita mondana…prima si diceva che avessi atteggiamenti da rockstar maledetta, oggi qualcuno dice che faccio il superiore come un fottuto divo, in realtà io sto portando avanti la mia esistenza in pace con il mondo, non mi considero un’icona ma una persona molto fortunata che fa ciò che più ama con immutata passione. E spero che questo lato di me stia venendo fuori da questa chiacchierata”
Tornando un istante al disco, non ti nascondo che da bravi italiani, abbiamo accolto con un certo orgoglio la notizia che in ‘United Abominations’ avresti dettato con la “nostra” Cristina Scabbia. Come mai questa decisione?
“Well, perché Cristina era semplicemente l’unica cantante che avrebbe potuto dettare con me in questa canzone. Prima di lei avevo fatto altri provini ma nulla di sensazionale, poi quando ho sentito cantare lei, ho capito che le nostre due voci erano fatte per stare insieme, da questo è nato tutto. Ad essere sincero sono il primo ad essermi trovato sorpreso da quanto realizzato, la nuova versione di ‘A Tout Le Monde’ è incredibile, rispetto all’originale è più veloce, più pesante ma soprattutto è molto più fresca. Ma la cosa importante è che ad emergere in questo brano è soprattutto il suo lato emotivo, il suo feeling, e per questo bisogna sicuramente ringraziare Cristina”
Alcuni brani dei Megadeth hanno trovato spazio in videogiochi come ‘Guitar Hero’, ‘WWE SmackDown’, ‘GTA Vice City’…che rapporto hai con questa realtà?
“Non positivo se devo essere sincero. In alcuni casi il mondo dei videogiochi è degenerato e la sua influenza su quello reale è stata assolutamente dannosa. I videogiochi servono per divertirti ma non ti aiutano certo a diventare una persona migliore o a trovare un lavoro più appagante, eppure c’è chi continua a perdere tempo prezioso dietro ad una consolle. Per alcuni versi la società è cambiata a causa dei videogames, e mai in meglio. Pensa quanti genitori sono arrivati a rimpiazzare la baby sitter con un videogioco; invece di educare i propri figli gli cacciano un gioco in mano senza capire che i comuni rapporti umani genitori/figli stanno sostituendosi con un discorso puramente tecnologico, oggi si parla sempre di meno, non c’è più dialogo, e questa è la cosa in assoluto più preoccupante. Per quanto riguarda i Megadeth sono contento che le mie canzoni siano state inserite nel soundtrack di alcuni videogiochi perché si tratta di lavori ben fatti e molto curati, però non mi piace giocarci, è una cosa che non fa proprio per me”.