Motley Crue – Bad Boys Of Rock’n’Roll
Il 19/03/2004, di Fabio Magliano.
Per ricostruire la storia dei Motley Crue, è necessario avventurarsi idealmente lungo quell’incandescente autostrada, “The long hard way to rock”, se si vuole utilizzare un’immagine forte e pittoresca, che negli anni Ottanta aveva tagliato in due l’assolata Los Angeles, fiancheggiata da un lato dal rock tutto lustrini e paillettes inaugurato da Marc Bolan e dai suoi T-Rex e professato dai vari New York Dolls, Kiss, Alice Cooper e compagnia bella e, dall’altra dal metal più contaminato (attenzione, in questo caso gli agenti contaminanti sono il blues, l’hard rock e il punk!).
UN SOGNO NATO NEI SOBBORGHI DI L.A
All’inizio era Nikki Sixx, o meglio, all’inizio era Carlton Serafino Ferranno, un ragazzo californiano dal nome pressochè improponibile e dal grado di follia decisamente elevato sin dai primi anni di vita. Tra un colpo di testa e un altro, si arriva all’inizio degli anni Sessanta, con Kiss e Sweet che abbagliano per i loro luccichii e Deep Purple e Black Sabbath che dispensano pugni nello stomaco a destra e a manca con sonorità folli per l’epoca. E chi meglio di un folle può recepire qualcosa di folle? Esatto, proprio il buon Nikki Sixx che all’epoca di anni ne ha quindici e di sogni uno solo, ma tremendamente grande: diventare una rockstar. Prima tappa: lo strumento. Per procurarselo basta poco: un fornito negozio di strumenti, una custodia per chitarra vuota e un commesso gonzo…il risultato è una Gibson Les Paul nuova di zecca! Ora ci vuole la band ma, come vedremo, non sarà facile trovarne una. Nikki suona in alcune cover band di insulsa importanza prima di approdare ai London di Nadir D’Priest. Con lui , a fare gavetta, trovano posto il batterista Fred Coury, in seguito con i Cinderella e il futuro W.A.S.P Blackie Lawless, ma si tratta di collaborazioni fulminee e infruttuose. Il tempo di incidere un ormai introvabile singolo ‘Animal’, e Nikki è già fuori dalla band, primo (inconsapevole) passo verso la scalata al successo. Durante un’esibizione dei London al Denny’s di Los Angeles, il giovane Sixx incontra infatti un altro folle di belle speranze che, in attesa del treno che lo porterà al successo, martoria le pelli nei Christmas. Questa pertica di origine greca risponde al nome di Tommy Bass ma, prestissimo, si imparerà a conoscerlo con lo pseudonimo di Tommy Lee.
Due su quattro (per molti, in campo rock, questo è il numero perfetto!). Siamo già a buon punto ma la strada è ancora lunga. Manca il chitarrista, l’anima pulsante di ogni gruppo, e allora a questo embrione di band viene in aiuto un’inserzione The Recycler “Chitarista rumoroso, selvaggio, aggressivo disponibile”: il personaggio in questione è Bob Deal da Huntington, Indiana, una passione sfrenata per Beatles e Rolling Stones e un passato abbastanza deludente nei The Jades.
“Quando aprimmo la porta ci trovammo di fronte questo piccolo troll lì fuori con i capelli lunghi fino al culo e degli zatteroni tenuti insieme da un intero rotolo di nastro adesivo. –Ricorda Tommy Lee – Sembrava un mostruoso, svergognato sfrattato parente del Cugino Itt. Scoppiai a ridere e chiamai Nikki ‘Vieni qui! devi venire vedere questo!’ Quando lui e Nikki si trovarono faccia faccia fu come se la famiglia Addams avesse incontrato Scooby-doo. Nikki mi tirò da parte tutto eccitato e disse: ‘Non ci posso credere! Ecco un altro come noi!’”. Ed ecco servito in un colpo solo Mick Mars e un dinamitardo trio sulla rampa di lancio. Il poker, per essere servito, necessita di un cantante, ma questa lacuna viene presto colmata con un biondino tutto pepe e verve proveniente da Hollywood, quel Vincent Neil Warton che discreto successo sta riscuotendo nei locali di Los Angeles con la sua cover band dei Cheap Trick, i Rock Candy: Vince Neil prima declina con riverenza, poi tentenna e due settimane più tardi entra a far parte della cricca: i Motley Crue (Perché “…this certainly is a motley looking crew!”, spiega Nikki) sono nati e pronti al lancio.
UN ESORDIO TRAVAGLIATO
Gli esordi della band, tuttavia, non sono incoraggianti. Le quattro aspiranti rockstar su un punto sono d’accordo: il loro spettacolo non deve essere dinamite pura solo per le orecchie, ma deve essere un pugno in pieno volto anche da un punto di vista visivo, una condizione che fa storcere il naso a più di un discografico, spiazzato e scettico di fronte ai capelli cotonati, ai rossetti e agli eye liner dei quattro californiani. “Le case discografiche chiedevano new wave ai gruppi, perché quello era il genere che andava in quel periodo, volevano capelli corti e cravattine, non certo manette e pantaloni di pelle! – racconta Nikki Sixx – Ma vaffanculo! Quello che noi volevamo era il rock, quello vero! Non volevamo essere ridotti a scopiazzare i Toto o i Journey, credevamo nella nostra musica e volevamo spaccare il culo a tutti con qualcosa di veramente originale!”. Vince Neil e compagni si trovano così a condividere un monolocale ad Hollywood in attesa dell’occasione propizia, che nel caso dello show ad uno Starwood gremito di gente di spalla ai Y&T è vana, mentre si rivela favorevole quando, nei primi mesi del 1981, i quattro decidono di mandare manager ed etichette discografiche a quel paese e di fare tutto da sé: è nata la Leathur Records. Attraverso la loro etichetta i Motley Crue pubblicano un singolo ‘Stick To Your Guns/Toast Of The Town’ (ormai introvabile, però una versione di quest’ultima canzone è contenuta su ‘Leather Boyz With Electric Toyz’ dei Pretty Boy Floyd) che promuovono con un’efficentissima mossa di marketing: durante i loro show il disco viene lanciato a mo’ di frisbee tra la gente. Il passo successivo si ha nell’autunno dello stesso anno con la pubblicazione, sempre “in proprio”, del primo full lenght album, quel ‘Too Fast For Love’ che, realizzato sotto le ali protettrici del celebre producer Michael Wagner, spalancherà ai Crue le porte verso il successo. Grazie ad un’immagine d’impatto (le parti basse borchiate di Neil in copertina) e ad un sound melodico ma allo stesso tempo estremamente potente, l’album si rivela un successo (20 mila le copie vendute nei primi 3 mesi), tanto da attirare finalmente l’attenzione delle grandi label che danno vita ad una vera e propria asta per accaparrarsi i servigi della cotonata band. Alla fine a spuntarla è l’Elektra di Tom Zutant che, nel maggio del 1982, prima mette sotto contratto il gruppo e poi ripubblica, remixandolo sotto l’attenta guida di Roy Thomas Baker ed eliminando ‘Stick To Your Guns’, l’album d’esordio. Il sound del disco, sgrezzato ed affidato ad un produttore più pop che metal, ne esce ripulito e di più facile assimilazione. ‘Live Wire’, con il suo guerresco incidere, diviene immediatamente un classico della band così come l’anthemica ‘Too Fast For Love’ e la rabbiosa ‘Public Enemy # 1’. Oddio, la vocetta di Neil è ancora da affinare, così come di meglio potrebbe fare (e farà) Mick Mars, però sotto la brace il fuoco sta per emergere, e allora ci sarà da ridere!
PATTO CON IL DIAVOLO
‘Too Fast For Love’ raggiunge la 77ma posizione in classifica e vi rimane per ben 62 settimane, un bel risultato per un gruppo, per l’epoca, estremamente scomodo. I Motley Crue sull’onda del successo intraprendono un tour che li porterà a mettere a ferro e fuoco i locali di mezza California. Al Whisky A Go Go di Los Angeles, “Mecca” del glam rock, la band è ormai di casa, e quando arriva, nel giugno del 1982, ad emigrare in Canada per il ‘Cruesing Through Canada Tour’, il grande salto verso la diffusione del “Crue sound” su larga scala sembra compiuto. Invece i progetti che frullano per la testa di Sixx e compagni sono ben altri, primo fra tutti quello di dare un fratellino a ‘Too Fast…’. E’ così che, con l’ausilio di Tom Wehrman, nell’autunno del 1983 ‘Shout At The Devil’ vede la luce. Il disco si presenta più compatto del predecessore e i quattro musicisti, ritratti sulla (squallida) cover come demoniaci cavalieri d’altri tempi, fanno subito intendere le loro intenzioni con una serie di canzoni di matrice hard’n’heavy estremamente veloci e potenti come la title track, come la velocissima ‘Red Hot’ ma, soprattutto, come i primi due singoli estratti, ‘Looks That Kill’ e l’irresistibile ‘Too Young To Fall In Love’. A completare un quadretto sicuramente inquietante la distorta versione del classico dei Beatles ‘Helter Skelter’, per lungo tempo inno di battaglia del gruppo californiano. “Cercarono di farci passare per un gruppo satanico, ma i Crue non sapevano neppure chi fosse Satana! –Ricorda Sixx – Quello che dicevamo era solamente di urlare contro il Diavolo, ma anche contro la polizia, contro le leggi, contro qualsiasi figlio di puttana che vuole impedire di fare quello che si vuole!”. Il disco debutta in 157ma posizione negli State ma, nel giro di cinque mesi, si assesta in 17ma posizione, a conferma che i Crue, con la loro immagine provocante, con le loro canzoni crude e volgari e con i loro eccessi, hanno ormai conquistato il cuore degli americani. A spingere ulteriormente l’album una serie estenuante di concerti tenuti di supporto ad artisti di prima grandezza come Ozzy Osbourne, Iron Maiden e Ac/Dc&Van Halen inseriti nel carrozzone del Monsters Of Rock , occasione che consentirà ai Crue di esibirsi per la prima volta in Europa. E il 5 settembre del 1984 i quattro cavalieri dell’apocalisse giungono per la prima volta in Italia, a Roma nello stadio di Nettuno, bissando questa data due giorni più tardi al Comunale di Torino (leggenda vuole che, nell’occasione, i Crue fossero talmente “fuori” da suonare le prime canzoni con le spalle rivolte al pubblico prima di essere ‘reindirizzati’ dai tecnici di palco!). Nel novembre dello stesso anno i Crue tornano in Italia con i Maiden tenendo due date a Bologna e Milano, ma Satana, forse infastidito da questi quattro marmocchi spocchiosi che senza ritegno gli “urlano contro”, ha in serbo per loro uno scherzo veramente malefico.
SCIA DI SANGUE VERSO LA METAMORFOSI
L’ 8 dicembre 1984, la vita dei Motley Crue, ormai lanciata ai 200 all’ora sull’autostrada del successo, subisce un traumatico stop. La sera trascorre come tante per i quattro musicisti: un party, qualche bella ragazza accondiscendente, una spruzzata di polvere bianca e tanto alcool…standard per un gruppo da più di un anno sulla breccia. La notte, però, si sa, è lunga, e allora un alticcio Vince Neil, allora ventitreenne, decide di darci una scossa invitando Nicholas Dingley, alias “Razzle”, promettente batterista dei fenomenali Hanoi Rocks, a seguirlo a provare la nuova Ford Pantera, autentica passione del platinato cantante. A causa dell’eccessiva velocità, però, l’auto sbanda ed invade la corsia opposta dove sta sopraggiungendo una Wolkswagen con, a bordo, Daniel Smithers e Lisa Hogan, due ragazzi poco più che ventenni. Dal terribile scontro Neil riporta solo alcune fratture, i due giovani gravi ferite alla testa e alle gambe mentre lo sfortunato “Razzle” muore all’istante. E’ un colpo tremendo per gli Hanoi Rocks che si sciolgono poco dopo e per i Crue che escono pesantemente segnati da questo dramma. Neil viene condannato per l’incidente a 30 giorni di carcere (sospesi con la condizionale) e al pagamento di quasi 3 milioni di dollari come risarcimento alle vittime, ma è il suo morale a subire i danni maggiori, costringendolo per lunghi mesi al totale isolamento. “Quell’incidente fu per noi un colpo terribile – spiega Sixx – Poche altre persone sarebbero uscite da una situazione simile, ma i Crue lo fecero e ne uscirono maturate. Non cercammo mai di insabbiare l’accaduto, anzi, in ‘Theatre Of Pain’ arrivammo a lanciare messaggi positivi ai ragazzi, tipo ‘se e quando bevete, non prendete in mano il volante! Vivete ed imparate, in modo che possiamo ancora spaccarci il culo assieme a tempo di rock!’”. Nella primavera del 1985, dopo essersi sottoposto ad una cura disintossicante e psicologica, Neil è nuovamente pronto ad entrare in studio per dare vita al terzo album del gruppo. Qualcosa attorno, però, è cambiato. Siamo, come detto, nel 1985, e questo anno significa due cose: esplosione del thrash da un parte e del glam dall’altra.W.A.S.P, Twisted Sister, Poison, Cinderella, White Lion sono alle porte ma sono i Crue che si apprestano a recitare la parte del leone in questo carrozzone multicolore che sta per deflagrare. I quattro musicisti mettono da parte borchie e catene, estraggono foulard, adorabili vestitini a pois e deliziose sciarpine e danno una limatina al proprio sound, sgrezzando l’hard rock degli esordi e concentrandosi su uno spumeggiante power rock ultra melodico: i tempi per ‘Theatre Of Pain’ sono maturi! Spetta ad una cover dei Brownsville Station, ‘Smokin’ In The Boys Room’ fare da apripista al nuovo lavoro: lo scanzonato rock del brano in questione, complice un azzeccatissimo videoclip (semplicemente grande, uno dei migliori mai realizzati da un gruppo rock!) fa schizzare l’album al numero 90 in classifica e un altro singolo, la ballad strappalacrime ‘Home Sweet Home’ assesta ‘Theatre…’ nella top ten statunitense al numero 6: se mai ce ne fosse stato bisogno, la conferma che lo status di rockstar era ormai stato raggiunto da Sixx e soci! Il tour mondiale di supporto all’album è ancora una volta un successo, il gruppo sbarca per la prima volta in Giappone, percorre l’Europa in lungo e in largo (tralasciando però l’Italia) per una serie di show pirotecnici; ma un altro tremendo shock è alle porte…
SEX, DRUGS & ROCK’N’ROLL
Ovvero le tre leggi fondamentali del rock, nonché le tre basi sulle quali si basa il triennio 1987/1989 targato Motley Crue. Sesso, ovvero quello contenuto a profusione nella quarta fatica discografica dei “bad boys”, quel ‘Girls Girls Girls’ che farà registrare un’autentica esplosione ormonale nei maschietti dell’epoca. Il look della band ancora una volta è cambiato: non più androginamente dandy come in ‘Theatre…’ bensì volgarmente biker, così come cambia tornando ad indurirsi il sound del gruppo, mantenendone però immutato il potenziale commerciale (Nel giro di una settimana l’album raggiunge il numero 2 delle chart). La title track è una botta in piena nuca, con tanto di provocante video tutto culi e tette a trainarlo, mentre l’opener ‘Wild Side’ diventerà ben presto un classico live con il suo anthemico incidere (e con la sua esecuzione da parte di Tommy Lee, in una batteria rotante sulla testa del pubblico!) . E non manca neppure in questo caso la ballad strappalacrime con la splendida ‘You’re All I Need’, immensa come phatos, fantastica nella versione video con una fedele ricostruzione di un delitto che creerà non pochi problemi alla band. Sesso, si era detto, quello descritto accuratamente nelle liriche dell’album e quello sventolato ai quattro venti da Tommy Lee assieme all’attrice di ‘Dinasty’ Heather Locklear, presto divenuta sua moglie. Quindi droga, da sempre elemento fondamentale nella vita dei quattro Crue ma destinata a prendere il sopravvento nel 1988 quando la band prima fa fiasco in Giappone dove si presenta all’appuntamento live in pessime condizioni, poi cancella il tour europeo perché impossibilitati a suonare. Il gradino più basso lo tocca però Nikki Sixx quando rimane vittima di un’overdose, viene dichiarato morto ma, un’iniezione di adrenalina nel cuore gli salva la vita. Il musicista pare rinsavirsi, tutta la band si sottopone ad un lungo periodo di cure per disintossicarsi ma il 22 dicembre dello stesso anno ancora Sixx rischia nuovamente la morte dopo aver ingerito un cocktail e droga in una camera del Franklin Plaza, salvato in extremis da Steven Adler dei Guns’n’Roses e da due siringate di adrenalina che lo riportano in vita dopo essere stato per una seconda volta dichiarato morto! Riguardo a quell’esperienza, oggi Nikki Sixx dice: “Ho imparato molte cose dalla vita e penso oggi di poter essere un buon padre. A mio figlio, a proposito della droga, direi ‘Mi sono drogato, ho rischiato e oggi sono rinsavito, quindi ti conviene non drogarti, perché rischieresti di morire…però anche tu è giusto che faccia determinate esperienze…”. Nel 1988 è ancora la cronaca a tenere banco in casa Crue, prima con il clamoroso caso Matthiew Trippe, un mitomane che solleverà un polverone dichiarando di aver preso il posto nei Crue al posto di Sixx quando questi era impossibilitato a suonare e pretendendo la sua parte di royalties, poi con la notizia che un ragazzino si era incendiato una gamba tentando di emulare gli effetti speciali adottati nel video di ‘Live Wire’. Fortunatamente arriva sempre il Rock’n’Roll a sanare tutto, ed ecco quindi i Motley prendere parte il 12 e 13 agosto al mastodontico Moskow Music Peace Festival , un concerto contro la droga al quale prendono parte anche Ozzy Osbourne, Scorpions, Bon Jovi, Skid Row, Cinderella e molti altri: è un successo planetario e, sull’onda dell’entusiasmo vede la luce ‘Dr.Feelgood’, sino ad oggi il più grande successo mai realizzato dai Crue. All’album prendono parte in qualità di ospiti Steven Tyler, Bryan Adams, Robin Zander e, grazie ancora una volta a song dirette ed ammiccanti come la title track, la scoppiettante ‘Kickstar My Heart’, la travolgente ‘Same Ol’ Situation’ e le sognanti ‘Whitout You’ e ‘Time For Change’, il disco balza in vetta alle classifiche di mezzo mondo, mostrando l’heavy metal non più solo come un genere di nicchia, bensì come uno stile in grado di divenire autentico fenomeno di massa.
ALTRE BIZZE, PRIMA DEL DECLINO
In ordine sparso: Vince Neil prende a pugni Izzy Stradlin dei Guns alla premiazione dei Music Award perché aveva osato guardare la sua donna, Tommy Lee viene arrestato per aver mostrato il deretano durante un concerto, Mick Mars viene denunciato per aver minacciato con una pistola una corista e ancora Neil viene arrestato per atti osceni nel corso di un concerto ad Augusta…i Motley Crue sono ormai una scheggia impazzita che pare non avere limiti, però, purtroppo, non può continuare in eterno. Nel 1991 vincono l’American Award come migliore band rock, quindi sbarcano in Europa per il Monsters Of Rock assieme ai Metallica (arrivano anche in Italia, il14 settembre a Modena) e sul finire dell’anno pubblicano la raccolta ‘Decade Of Decadence ‘81/’91’ che va a piazzarsi al secondo posto in classifica in America subito dietro a ‘Use Your Illusion II’ dei Guns ma qualcosa, come detto, inizia a cigolare. Ed è così che, come un fulmine a ciel sereno, nel 1992 giunge la notizia dell’improvviso siluramento di Vince Neil, causato dalla sua passione per le macchine da corsa, secondo il biondo singer, per divergenze musicali secondo il resto della band. I Motley Crue audizionano subito Stephen Shareaux dei Kik Tracee ma si rivela un fiasco, e allora la scelta cade sul misconosciuto John Corabi, già dietro al microfono degli Scream, il tutto mentre Neil inizia a lavorare al suo primo disco solista in collaborazione con Jack Blades dei Damn Jankees. “John è fottutamente perfetto! – dichiara Lee – Ha i capelli neri come noi, è pieno di taguaggi e ama la musica che amiamo noi e se c’è da spaccare il culo alla gente è sempre in prima fila! Vaffanculo le biondine platinate! John è semplicemente il cantante ideale per i Motley Crue!”. Nel 1993 vede la luce ‘Exposed’, l’album del biondo singer nonché lavoro che si muove sulle coordinate del più soft rock da classifica e che, presto, si rivelerà un mezzo fallimento mentre un anno più tardi, ecco realizzato l’attesissimo ‘Motley Crue’, primo disco realizzato con Corabi alla voce e con il mitico Bob Rock (Metallica su tutti) in cabina di regia. L’album in questione è di una pesantezza disumana, i Crue giocano a fare i Pantera e le varie ‘Power To The Music’, ‘Uncke Jack’, Holygan’s Holiday’ colpiscono per la loro straordinaria violenza. Forse troppa per chi era abituato alle sonorità melodiche del passato, e allora ecco che il disco, dopo aver debuttato al numero 7 in classifica, dopo 10 settimane scompare dalle chart (il precedente studio album era rimasto in classifica per ben 109 settimane!!!). Anche il tour americano si rivela un fallimento, il gruppo è costretto a cancellare parte dei concerti per mancanza di pubblico e dei Motley Crue si parla soprattutto per le performance amorose di Tommy Lee, novello sposo di Pamela Anderson, la tettuta bagnina di ‘Bay Watch’. Ma le cose non vanno bene nemmeno per Vince Neil che nel 1995 prima vede morire suo figlio per un male incurabile e poi gli dedica ‘Carved In Stone’ lavoro più moderno del precedente ma in grado di riscuotere solo tiepidi consensi. Il nome Motley Crue pare destinato a scomparire, è tempo di correre ai ripari!
UN COME BACK ANNUNCIATO
Per la serie: “ Cosa non si fa per i soldi”, ecco tre anni di insulti reciproci completamente cancellati, una calorosa stretta di mano al buon Corabi e un caldo benvenuto a denti stretti a Vince Neil: la pluri annunciata reunion ha avuto il suo compimento. Frutto di questa ritrovata intesa artistica è l’ultra rimandato ‘Generation Swine’, lavoro che vede la luce nel luglio del 1997 e che lascerà più di un fan della vecchia guardia con l’amaro in bocca. L’album in questione, infatti, non segna il ritorno dei Crue alle sonorità rock di un tempo, bensì risulta marcatamente influenzato dal grunge da un lato, e dal metal più moderno dall’altro. Certo, non mancano i momenti esaltanti all’interno di questo lavoro, ‘Beauty’, ‘Confessions’, ‘A Rat Like Me’ sono dei brani di classe assoluta, ma chi aveva conosciuto i Crue con ‘Girls Girls Girls’ o con ‘Dr. Feelgood’, faticherà sicuramente a trovare conforto in questa nuova incarnazione della band. Da qui in avanti è un susseguirsi di greatest hits, live e raccolte di inediti studiate per lo più per liberarsi dal contratto che li legava alla Elektra, nel 1988 esce ‘Greatest Hits’, seguito nel 1999 da ‘Supersonic & Demonic Relics’ e, nello stesso anno, dall’ottimo doppio live ‘Live: Entertainment Or Death’, primo lavoro realizzato per la Motley Records nonché insieme di registrazioni effettuate dal 1982 al 1999 che fotografano fedelmente la carica live del gruppo californiano. Tommy Lee, intanto, sempre più coinvolto dalla sua relazione a singhiozzo con la moglie Pamela e dalla sua passione per sonorità nuove e moderne, decide di abbandonare la band e dar vita al progetto Methods Of Mayhem, lavoro di stampo rap che gli frutterà una pioggia di recensioni negative in tutto il pianeta e un diluvio di bottigliette al Gods Of Metal 2000 a Monza. Il suo posto dietro le pelli è preso dal talentuoso Randy Castillo, già al lavoro con Ozzy Osbourne ed in grado di dare la giusta carica ad un album ottimo come ‘New Tattoo’, lavoro uscito in sordina che segna il ritorno dei Crue alle spumeggianti sonorità rock di ‘Girs Girls Girls’…peccato che, tra Korn, Slipknot e Limp Bizkit, questo tipo di musica fatichi a trovare spazio e finisca per venire troppo presto parcheggiato nel dimenticatoio. Il resto è storia recente. Randy si ammala, la sua presenza in seno alla band vacilla e le voci di un ritorno nel gruppo di Tommy Lee si fanno sempre più insistenti. In una recente intervista Nikki Sixx ha annunciato che “Tommy è un traditore, ha lasciato la band per suonare quella merda di rap. Noi ci troviamo benissimo con Randy, è il miglior batterista che conosca. Spazio per Tommy, qui non ce n’è più!”…parole dure che, visto i precedenti, possono significare solo una cosa: Tommy Lee è sulla strada del ritorno. I Motley Crue stanno scaldando il motore, aspettatevi delle sorprese!