Metallica – Fight Fire With Fire
Il 05/06/2003, di Fabio Magliano.
Un vero terremoto. Violentissimo. Devastante. Come quelli che storicamente scuotono la “loro” San Francisco. Così potrebbe essere inquadrato ‘St. Anger’, l’attesissimo nuovo studio album dei Metallica, il primo dopo tre anni di fastidioso silenzio. Un terremoto sonoro, a giudicare dalle bordate soniche che giungono a noi da tracce telluriche come la pluri programmata title-track o come la possente ‘Frantic’, ma anche un terremoto d’opinione, almeno a giudicare dallo scompiglio provocato dai fans a pochi giorni dalla sua pubblicazione. Un album destinato a scuotere l’opinione pubblica, dividendola tra chi gioisce per un ritorno dei Four Horsemen a sonorità estreme e pesanti e chi, dopo una lunga attesa per un album in classico ‘Meshuggah’s style’, si trova tra le mani un minestrone di thrash, new grunge ed echi nu metal, ovvero quanto di più distante i Metallica abbiano inciso nel corso della loro ventennale carriera. Seduti di fronte a noi, orgogliosi di poter parlare di un album che tanto sa di scommessa (se vinta o persa sta ai fan a dirlo, intanto ‘St. Anger’ si è insinuato nei primi posti delle chart di mezzo mondo, Italia compresa). Lars Ulrich, portavoce storico della band di Frisco, e la new entry Rob Trujillo, sul quale pesa ora il doppio, gravoso compito di rimpiazzare Cliff nei cuori dei fans, e non far rimpiangere Jason, da sempre il membro più amato della heavy metal band più celebre del Globo.
Per alcuni versi ‘St. Anger’ è l’album che i fan dei Metallica mai si sarebbero aspettati da voi, soprattutto alla luce di due lavori controversi come ‘Load’ e ‘Re-Load’. Viene spontaneo chiedervi perché un disco simile e perché proprio oggi…
“(Lars Urlich) Perché così doveva essere! Quando abbiamo iniziato a suonare questo tipo di musica, un anno fa, eravamo semplicemente quattro persone in una stanza che suonavano. Era dal 1997 che non incidevamo nulla, quindi avevamo per la testa migliaia di idee da mettere giù. Io dicevo la mia, Kirk la sua, James la sua e Bob la sua ancora, alla fine siamo stati sei mesi chiusi in studio a discutere e a suonare, jammando e registrando tracce. Ci siamo resi conto che era quasi una sfida tra di noi a suonare il più pesante possibile, e che il materiale inciso era il più heavy che i Metallica avessero registrato da un po’ di anni a questa parte. Quando dopo sei mesi ci siamo seduti al tavolo a risentire quello che avevamo fatto, ci siamo resi conto che tutti noi amavamo un sound così pesante. Delle trenta canzoni che avevamo pronte ne abbiamo scelte quattro che incontrassero i favori di tutti, e a queste quattro se ne sono andate ad aggiungere altre sette che racchiudessero il loro stesso spirito, undici canzoni in totale che sono poi finite su ‘St. Anger’. È stata una cosa pura, spontanea, ed è per questo che mi sento così bene, perché dal nulla è nato un album in grado di spaccare il culo a tutti”.
Molti critici hanno definito ‘St. Anger’ “l’album più pesante mai inciso dai Metallica”. Credi che questa definizione incontri i vostri favori?
“(Lars) Non lo so, non sta a me dirlo. Ciò che amo di questo disco è la sua produzione, scarna ed essenziale, una cosa che ci stava molto a cuore e che abbiamo controllato a fondo. Quando abbiamo preso la decisione che il disco doveva suonare così aggressivo, abbiamo iniziato a apportarci qualche modifica, inserendoci soli di chitarra, modificandone alcune parti…però alla fine ci siamo resi conto che la resa non era come quella originale, non eravamo più soddisfatti come prima, e allora abbiamo iniziato a tagliare qualcosa, sino a ritornare al punto di partenza. Non so se questo è il disco più potente tra quelli da noi incisi, senza dubbio è un disco molto onesto, perché racchiude esattamente quello che noi provavamo al momento di inciderlo”.
Sono stati in molti i fan a storcere il naso di fronte ai vostri due precedenti lavori. Come pensate accoglieranno, oggi, un disco come ‘St. Anger’?
“Non chiederlo a me, chiedilo a loro! Non si può mai sapere come i fan accoglieranno un nostro disco. Per alcuni versi i Metallica sono come la hall di un albergo, continuamente popolata da gente che arriva e gente che parte. C’è stata gente che si è avvicinata a noi grazie a ‘Load’ e gente che ci ha voltato le spalle a causa di questo disco… i gusti della gente sono estremamente vari, e questo è sicuramente una buona cosa. Cosa penseranno di ‘St. Anger’? Qualcuno lo amerà, altri lo disprezzeranno, questo è certo, sicuramente i fans di vecchia data dei Metallica ci potranno trovare spunti interessanti, così come potrebbero guardarlo di buon occhio anche i ragazzi più giovani. ‘Load’ e ‘Re-Load’ sono arrivati a vendere 15 milioni di copie in tutto il mondo, dati che fanno riflettere e che dovrebbero ridimensionare quanto è stato detto attorno a questi dischi. Fossero stati così negativi, non avrebbero riscosso questi consensi… e poi non sono dischi così malvagi. L’ultima volta che ho ascoltato ‘Load’ è stato un anno fa, e non l’ho trovato malaccio, c’erano dentro ottime canzoni e alcune soluzioni veramente interessanti. I quarant’anni si stanno avvicinando, però, e pensiamo sia giusto non guardarci indietro e andare avanti cercando qualcosa di nuovo che ci permetta di sperimentare il più possibile”.
Ma dove volete arrivare con un disco simile?
“(Lars) Non abbiamo alcun fottuto obiettivo! L’unica cosa che vogliamo è provare a noi stessi di poter ancora scrivere e suonare certe cose, senza vincoli né costrizioni. Ma non è importante quello che vogliamo raggiungere con questo disco. La cosa interessante che ci fa pensare è vedere quanta gente ci sia ancora là fuori desiderosa di parlare con noi, sentire cosa abbiamo da dire, cosa vogliamo suonare. E noi siamo orgogliosi di fare capire loro che noi siamo ancora qui. Sono passati ventidue anni, abbiamo passato momenti buoni ed altri meno, abbiamo inciso altri dischi e alcuni mediocri, eppure siamo ancora qui, siamo sopravvissuti a tutto, e questa è la cosa più importante. Questo album è una sorta di ‘testamento’ di una band che è sopravvissuta ad un periodo difficilissimo perché credimi, gli ultimi tre anni sono stati terribili per noi. Abbiamo perso Jason, abbiamo perso per sei mesi James, siamo stati investiti dal terremoto di Napster… ci siamo scoperti vulnerabili, e su questo vi sono le basi del disco che stiamo oggi promuovendo”.
Robert, viene naturale chiederti le tue prime sensazioni da nuovo bassista dell’heavy metal band più celebre del pianeta…
“(Robert Trujillo) La mia nuova vita con i Metallica è semplicemente fantastica, sotto ogni punto di vista! Ed è anche la più importante sfida che mi sono trovato ad affrontare negli ultimi anni, anni nei quali mi sono messo più volte in discussione e nei quali le sfide sono state all’ordine del giorno. Con Jerry Cantrell, ad esempio, ho dovuto adottare un metodo di lavorazione in studio che non avevo mai sperimentato prima di allora, trovandomi a lavorare in tempi brevissimi, inusuali per me; mentre con Ozzy ho dovuto riregistrare alcune tracce di basso dei suoi primi due album, un lavoro che non mi andava troppo a genio ma che ho dovuto fare lo stesso, e tutto in quattro giorni! Tutte queste sono state delle sfide per me, dei modi per mettermi alla prova. E con i Metallica… la prima volta che mi sono trovato con loro mi è stato detto: “Ok, devi impararti tutte le undici canzoni di ‘St. Anger’!” ed è stata una cosa lunga ma soprattutto difficile, perché non ho potuto assolutamente portarmi a casa il lavoro, perché non volevano assolutamente che la musica del nuovo disco uscisse dalle mura dello studio. Quindi ho dovuto fare tutto il lavoro in sala di registrazione…nel tempo libero che interviste, photo-session, meeting…mi concedevano! E poi c’erano le canzoni vecchie da provare, c’era il DVD incluso nell’album da registrare… è stata una sfida importante per me, che ho affrontato con una grandissima determinazione”.
E pensi di avere vinto questa scommessa?
“Personalmente penso di sì. Mi sono messo in gioco, sono stato messo alla prova ed ora sono qui. Ed è qualcosa di elettrizzante. Amo la musica dei Metallica ed essere stato accolto in questo modo dagli altri ragazzi, quasi come un fratello, mi ha ripagato di tutti gli sforzi fatti per arrivare sino a qui”.
L’idea che avevi dei Metallica prima di entrarne a far parte è stata confermata o ne è uscita stravolta una volta conosciuti a fondo?
“Avevo avuto modo di incontrarli e di andare in tour con loro nel 1993/’94 quando suonavo nei Suicidal Tendencies e, credimi, erano totalmente differenti da quelli che sono ora. Oggi sono tutti sposati, hanno figli e le vicissitudini di questi anni li hanno aiutati a cambiare. In un certo senso l’abbandono di Jason li ha aiutati, perché li ha resi più forti di quanto non lo siano mai stati. Però capisco Jason: arriva un momento nella propria vita in cui è indispensabile seguire ciò che il proprio cuore consiglia, anche se non è mai una cosa semplice. Ci sono passato anch’io: quando ho lasciato i Suicidal Tendencies, dentro di me sapevo di amare ancora questa band, però sapevo anche che per il mio bene dovevo provare strade nuove, e l’ho fatto. E la stessa cosa è successa poco tempo fa con Ozzy. Era semplicemente giunto il momento di andarmene. Ma non è stato semplice: avevamo un disco in cantiere, Ozzy, Zakk, Mike Bordin sono musicisti fantastici con i quali è splendido suonare, ma quando è giunta la chiamata dei Metallica ho sentito che era il momento di cambiare. E sarò sempre grato a Ozzy e Sharon per avermelo consentito. Oggi si apre per me una nuova vita. I Metallica mi consentono di tornare indietro negli anni, ricominciare come se fossi un giovincello, sentirmi nuovamente teenager, ed essere di nuovo ragazzino a 38 anni, credimi, è un’esperienza fantastica. Da un punto di vista personale, credimi, sono fantastici. Sono dei fratelli per me, combattono per quello in cui credi tu, amano ciò che tu ami, credono in quello in cui tu credi, proprio come si farebbe con un fratello o una sorella. Sono persone totalmente cambiate rispetto a quelle che avevo conosciuto, ed è un piacere stare con loro e cercare di crescere musicalmente assieme a loro”.
Sul disco tutte le parti di basso sono state suonate da Bob Rock e tu non hai avuto modo di dire la tua in proposito. Ora che sei nella band, pensi che avresti potuto fare qualcosa di differente, di intraprendere una direzione sonora differente rispetto a quella presa da Bob Rock?
“È difficile rispondere a questa domanda, perché Bob Rock è stato Jason negli ultimi due anni, è stato il quarto membro dei Metallica e ne è stato il bassista a tutti gli effetti. Ok, tutti lo conoscono come il loro produttore storico, però è parte integrante della band, ha avuto voce in capitolo nella stesura dei brani e delle liriche ed ha messo del suo nel sound di questo album. È un gran musicista, ed in più avendo lavorato sul suono dietro al mixer per molti anni sa esattamente che suono deve avere uno strumento, per questo penso che i Metallica fossero anni che non avevano un suono di basso così violento e diretto come per ‘St. Anger’. È presente in questo disco, massicciamente presente. Non si è limitato a suonare il basso, ma si è calato totalmente nella parte, tanto che ha messo la sua personalità in questo disco, facendo suonare il basso in maniera differente da quanto fato da Cliff e Jason. Si sente il suo tocco e la sua attitudine. Oggi la mia visione di ‘St. Anger’ è quella di un disco da suonare così com’è, senza bisogno di cambiarlo. Guardo a questo disco come guardo a ‘Ride The Lightning’, ‘Master Of Puppets’ o al black album, con l’aggiunta del fatto che, da questo album, posso prendere lo spunto per guardare al futuro, con la speranza che il prossimo disco sia ancora più incredibile da un punto di vista creativo. È una speranza che facilmente si tramuterà in certezza, perché i Metallica stanno attraversando un incredibile periodo creativo, sono tutti estremamente eccitati e desiderosi di andare avanti su questa strada”.
Pensi che l’aver suonato al fianco di un’altra realtà mainstream del metal come Ozzy ti abbia aiutato a calarti in un ingranaggio mostruosamente grande come quello dei Metallica?
“Decisamente! Però considero ogni mia esperienza passata una tappa importante per avvicinarmi ai Metallica. Soprattutto il lavoro svolto negli ultimi anni mi è stato di grandissimo aiuto. Onestamente, non sono sicuro se, cinque anni fa, sarei stato in grado di affrontare una simile avventura come lo sono ora. Oggi sono molto più maturo, e non ho più timore di mettermi in gioco. Vivo a Los Angeles, sono scapolo e non ho figli…sono pronto, quindi, ad affrontare una nuova vita a San Francisco. Ho trovato una grande sicurezza, soprattutto da un punto di vista umano. Per quanto riguarda la musica…Certo che lavorare con Ozzy mi ha aiutato! È un personaggio straordinario e con lui ho imparato molto, soprattutto come comportarmi sul palco. Suonare al suo fianco è stata un’esperienza elettrizzante, tanto che continuo a portare nel cuore il pensiero di un concerto fatto con lui la scorsa estate: il migliore della mia vita! In quel momento mi sono reso conto di essermi calato a pieno nella realtà che mi circondava. Sentivo la musica, la sentivo “mia”, mi sentivo parte totale, assieme al mio strumento, della band, di quello che stavo suonando, della musica che veniva fuori dal mio basso… È un’esperienza grandiosa, che ti segna come artista, ed è quello che mi piacerebbe raggiungere assieme ai Metallica. Però non voglio restringere tutto al tempo passato con Ozzy. Suonare con Jerry Cantrell è stato molto importante per me, così come conservo con gioia il ricordo di ogni singolo concerto, anche nel più fatiscente dei club, assieme ai Black Label Society…sono tutte esperienze che mi hanno preso per mano e condotto sino a qui”.
Il cuore di molti fans dei Metallica appartiene ancora a Jason, mentre molti altri pensano ancora con rimpianto a Cliff. Come ti senti in questa situazione?
“Guarda, quando mi sono unito ad Ozzy e mi sono trovato a dover suonare le canzoni dei Black Sabbath, ho provato un’emozione fortissima, perché Geezer Butler è sempre stato molto importante per me. Ok, grazie a dio Geezer è ancora vivo, è ancora tra noi, però per la mia formazione musicale ha avuto un tremendo impatto e poter prendere il suo posto per qualche mese, ed essere sullo stesso palco sul quale lui è stato per anni, mi ha provocato emozioni fortissime, mi ha reso consapevole della responsabilità che avevo nel prendere il posto di una persona così importante. Ed è stato lo stesso anche suonando nei Metallica, renderci conto di cosa significhi agli occhi della gente, dei fans della band, essere lì al posto di una persona per loro così importante. Ho un totale rispetto per Cliff e lo stesso per Jason. Essere oggi nei Metallica non significa per me cercare di essere Cliff o di suonare ‘Anesthesia’ o cercare di fare quello che faceva Jason. Ho un mio suono, ho una mia personalità, ho mie caratteristiche ben precise, e gli altri ragazzi della band hanno dimostrato di apprezzarle e di non voler far nulla per cambiarle. Apprezzano quello che sono, ed io sono loro grato per questo. Volendo potrei essere Jason, ma nessuno me lo ha mai chiesto. Sono quello che sono: un scimmione. Un gorilla. Un fottuto samurai pronto alla guerra!”.
Uno dei motivi per i quali Jason ha abbandonato i Metallica è stata la sua volontà di dedicarsi a più progetti paralleli. Pensi che da questo momento i Metallica saranno la tua vita al 100% ed in esclusiva totale?
“Questa è una cosa della quale abbiamo parlato a lungo quando mi è stato chiesto di entrare nella band, e mi sono reso conto che in questo senso gli altri ragazzi sono cambiato molto, anche per quanto riguarda l’approccio all’argomento. Ho detto loro di aver bisogno di tempo per dedicare ad un mio progetto chiamato “Massmental”, un side project che coinvolge anche un altro bassista, alla batteria c’è Steve Perkins dei Jane’s Addiction, Joey Castillo dei Queen Of The Stone Age, Brooks Wackerman dei Bad Religion… è un progetto sonoro incredibile, molto funky, molto heavy nel quale credo molto, tanto che ho subito detto ai Metallica: ‘Hey, io ho questo in piedi e ci tengo a mantenerlo’ e la loro risposta è stata ‘Cool! Non vediamo l’ora di sentire qualcosa!’. È stata una risposta fantastica. Oggi c’è comunicazione all’interno del gruppo. So che Jason ha lasciato la band perché in cuor suo voleva andarsene, ed i Metallica sono usciti devastati da questa esperienza. Oggi Jason suona ciò che vuole, ed i Metallica sono felici di questo, perché lui è realizzato da quello che fa, e loro sono usciti maturati da questa esperienza”.
I Metallica sono stati celebrati da MTV all’MTV Icon. Molti artisti sono stati chiamati a rendervi tributo ma molti di essi erano distanti anni luce da voi, stilisticamente parlando…
“(Lars) Capisco dove vuoi arrivare e permettimi di non essere completamente d’accordo con te. Ho avuto modo di parlare con molti degli artisti invitati all’evento, anche a quelli più distanti stilisticamente da noi, e in molti mi hanno detto di essere stati profondamente colpiti dalla nostra musica, tanto da prendere qualcosina della nostra musica e fonderla con altri generi, altri stili. Alla fine, se ben ci pensi, è la stessa cosa che al tempo avevamo fatto noi: abbiamo preso qualcosina dei Motorhead, qualcosina dei Diamond Head, qualcosina del punk, e abbiamo tirato fuori quello che è il nostro sound tipico. Capisco cosa intendi dire, ma allo stesso tempo apprezzo quanto gente come Fred Durst o Jonathan Davies mi hanno detto quella sera. E capisco MTV: siamo nel 2003 e non avrebbe avuto senso celebrare i Metallica chiamando Lemmy, Ritchie Blackmore o Cronos, perché era giusto celebrare l’evento con artisti di oggi che sono stati influenzati dalla nostra musica. È per questo che, quando MTV mi ha chiesto il parere in proposito ho detto subito ok, ed è per questo che mi sono divertito un casino quella sera, provando orgoglio per tutte quelle manifestazioni di rispetto ricevute da quegli artisti, per i quali i Metallica hanno significato realmente molto”.
Per concludere, su internet stanno impazzando i Beatallica, un gruppo fantastico…tanto da far sorgere il sospetto che dietro vi celiate proprio voi…
“(Lars) I Beatallica, che gran gruppo! Ho ascoltato la loro ‘The Thing That Should Not Let It Be’ e ‘A Hard’s Day Garage Night’ e penso che siano fantastiche! Ho persino proposto le loro cover alla nostra label per utilizzarle come b-sides dei nostri futuri singoli. Però no, non siamo noi i Beatallica, primo perché non siamo così bravi, secondo perché dove potremmo trovare il tempo necessario per mettere su un progetto come quello?”