Motorhead – Life Gets You Dirty
Il 17/09/2002, di Fabio Magliano.
Saranno una delle attrazioni del Gods Of Metal, e non sarebbe potuto essere altrimenti. I Motorhead sono una leggenda vivente ormai riconosciuta da tutti, un vero e proprio mito celebrato anche da un libro di recente pubblicazione, ‘White Line Fever’, ovvero la prima autobiografia di Mr. Lemmy Kilminster. E proprio il sempreverde leader della band britannica ci parla con incredibile cortesia del suo debutto letterario.
Si è sempre detto che, su Lammy, si sarebbe benissimo potuto scrivere un libro. Solo il più fantasioso ed ardito degli scrittori avrebbe infatti potuto estrarre dalla sua penna un personaggio così folle e particolare, un po’ nonnino da favola della buonanotte, un po’ demonio asceso dagli Inferi, teatrale in ogni suo gesto, anticonformista per natura, bohemien per scelta. L’unica rockstar ad aver “viaggiato in acido” al desco del Maresciallo Tito, ad aver seguito Jimi Hendrix nei suoi trip, ad aver intrecciato la sua vita con personaggi presenti bene o male su tutti i nostri libri di storia, partendo dai Beatles ed arrivando al già citato leader jugoslavo, una vita sempre e comunque spesa sul filo del rasoio, come si addice alle vere rockstar. Ed un libro sull’inossidabile leader dei Motorhead, alla fine, è proprio arrivato. Si intitola ‘White Line Fever’ ed è la sua prima autobiografia, un viaggio compiuto assieme alla giornalista Janiss Garza attraverso un’esistenza che ha dell’incredibile. E dove la “collega” non è arrivata, abbiamo provato ad arrivarci noi di Metal Hammer, cercando di scavare ancor di più nella vita di un Lemmy incredibilmente rilassato e disponibile.
‘White Line Fever’ è finalmente uscito in tutte le librerie (almeno in quelle statunitensi). Cosa hai provato a realizzare la tua prima autobiografia andando a scavare in un passato così intricato come il tuo?
“E’ stato uno shock, perché ha fatto riemergere alcuni aspetti della mia vita ai quali quasi non pensavo più. Mi ha fatto pensare ad un sacco di persone che ho conosciuto e che oggi non ci sono più, mi ha fatto riflettere sul fatto che io sono ancora qui a parlare mentre tanti amici se ne sono andati…”
Ti è mai capitato di chiederti come mai tu ci sia ancora, mentre loro ci hanno lasciati?
“Il segreto sta nell’aver saputo porre un freno a quello che poteva distruggermi totalmente”.
Che cosa si deve aspettare un ragazzo che va in libreria intenzionato a comprare questo libro?
“Non è una semplice biografia o stronzate su quello che ho fatto o quello che ho detto… è un viaggio attraverso gli anni, alle persone conosciute, tenta di offrire una panoramica su tutto quello che mi ha toccato e sulle situazioni che ho vissuto, non mi sono limitato a parlare in modo egocentrico della mia vita”.
Tralasciando i fatti profondi ed “impegnati”, qual è la cosa più bizzarra che ti è successa in carriera?
“Oh shit, lasciami pensare… mi ricordo una volta che ci eravamo esibiti in Finlandia e, al termine del concerto, gli organizzatori ci avevano preso di peso e caricati su un aereo che avrebbe dovuto riportarci in Inghilterra. Ad un certo punto in capitano è uscito dalla cabina di pilotaggio, ci ha squadrati e ci ha detto, ‘Hey, io so tutto di voi! Provate solo a combinarmi qualche casino e vi faccio sbattere in galera!’. Appena atterrati abbiamo trovato la polizia ai piedi della scaletta, ci siamo guardati e ci siamo chiesti ‘E adesso che cazzo abbiamo fatto?’. Invece i poliziotti non erano qui per noi ma per arrestare… il capitano, che aveva volato totalmente ubriaco! A volte la vita riserva anche questo tipo di sorprese!”.
Una delle critiche che più frequentemente viene mossa ai Motorhead quella legata alla vostra presunta incapacità di evolvere il vostro sound e di sfornare lo stesso album di vent’anni fa…
“ Stronzate! Noi siamo cambiati molto ma siamo restati legati al nostro genere, un cambiamento che consente a tutti i fans che ci seguono ancora oggi di riconoscere la nostra musica senza troppi problemi. Per alcuni versi sentiamo ancora puri, come quando siamo nati!”.
Pensi ci sia stato, nella tua vita, un personaggio che è stato per te un modello da imitare, musicalmente ma soprattutto umanamente?
“Senza dubbio anche io ho avuto un modello a cui rifarmi nella mia vita, però individuarne uno è molto difficile. Credo che, alla fine, la mia ‘guida’ sia stata una fusione di più personalità. I Beatles ed i Rolling Stones, prima di tutto, perché hanno fatto parte della mia generazione e ho avuto modo di viverli in modo diretto ed intenso, ma anche Elvis e Buddy Holly, ai quali ho reso tributo poco tempo fa con un album realizzato assieme a Slim Jim e Danny B. Ma, alla fine, i veri modelli per me sono state persone che non hanno mai inciso un disco e non sono mai finite sui giornali, gente semplice che, con la sua semplicità, ha saputo insegnarmi molto”
Non hai citato Jimi Hendrix, eppure dovrebbe essere un personaggio che ha rappresentato molto per te…
“E’ una cosa totalmente differente. Con Hendrix ho lavorato come roadie, ma non l’ho mai visto come autentica guida. Al tempo conoscevo un roadie di Jimi che viveva con il suo bassista e, spesso, stavo con loro, così quando capitava di avere bisogno di qualcuno a dargli una mano, chiamavano me…”.
Sei “approdato” ad Hendrix, allora, in modo quasi casuale…
“Yeah, si potrebbe dire così!”
Ma che tipo era Jimi Hendrix?
“Un ragazzo perennemente fuori di testa! Però aveva una dote enorme, oltre al suo chitarrismo: il carisma. Hendrix è una di quelle poche persone conosciute in grado di smuovere la gente senza muovere un dito. Mi ricordo di alcuni concerti in qui era troppo scoppiato per suonare, eppure il pubblico andava comunque in delirio. Gli bastava distorcere due riff per strappare applausi a non finire. Questa è una dote molto rara che possiedono pochissime persone, e la maggior parte di esse ci ha lasciati da un bel pezzo!”.
I Beatles, invece, sono un gruppo che ha significato tantissimo per te, e non solo da un punto di vista umano…
“I Beatles sono semplicemente la migliore band di sempre. Avevo 18 anni quando li vidi per la prima volta al The Cavern Club di Liverpool: uno dei migliori show mai visti nella mia vita! Erano incredibili, è difficile spiegare il loro fenomeno: erano speciali, semplicemente speciali!”.
Ma cos’è che li rendeva così speciali?
“Ciò che ti ho detto a proposito di Hendrix! La capacità di smuovere le masse con un semplice gesto, il fascino, il carisma”.
Doti proprie anche dei Motorhead?
“Sì, penso di sì. Anzi, ne sono proprio convinto!”.
Tornando ai tuoi “idoli”. Non hai citato nessun personaggio storico…
“Ho capito dove vuoi andare a parare, e allora ascolta: di personaggi come Hitler non mi è mai importato un cazzo, o almeno, non dal punto di vista umano ed ideologico. Sono invece rimasto affascinato dai misteri che ancora oggi cela un periodo storico come quello nazista, ed è per questo che tento di documentarmi il più possibile su di esso. A ben pensarci la storia è piena di personaggi mossi dal desiderio di diventare gli imperatori della Terra, ed hanno tutti fallito, perché è una cosa impossibile da realizzare; però sono affascinanti. Prendi un personaggio come Napoleone. Oggi la sua figura è stata riabilitata, viene visto come una sorta di eroe, eppure lui non è stato altro che l’Hitler del suo tempo”.
Beh, la cosa che colpisce, più della tua voglia di documentarti su quel periodo, e che fa discutere la gente, è la tua mania di collezionare reperti del Nazismo…
“Se la gente rimane shockata da questo, è perché la stupidità impedisce loro di guardare oltre al proprio naso. Se collezionassi schede telefoniche che verrebbero a dire? Che passo le mie giornate al telefono? Sono tutte stronzate! Mi piace andare a caccia della memorabilia nazista perché credo sia una interessante testimonianza di un periodo storico, nulla di più”.
Spesso si è soliti vedere “Lemmy” come un vero e proprio personaggio che esula dalla dimensione musicale. Pensi che sia possibile scindere “Lemmy” da “Mr. Kilminster”?
“Quello che vedi on stage sono io al 100%. Odio l’idea di recitare una parte. Anche quando ho preso parte a qualche film sono sempre stato me stesso. Lemmy è una persona che vive al 100% la sua vita, 24 ore u 24. Proprio non mi vedo come quello che grida come un indemoniato sul palco per tre ore, e poi corre a rintanarsi in casa dalla mammina come un laccatissimo lord inglese. Sarei un bamboccio se mi comportassi così”.
Ma c’è qualcosa che ami fare per staccare dalla dimensione musicale e per ricaricare le batterie in vista di un nuovo concerto?
“Cerco di distrarmi il più possibile, leggendo molto o giocando con le macchinette al bar, sempre ce ne siano ancora: sembra che le stiano facendo scomparire tutte! Comunque, mi piace giocare fino a quando non leggo il mio nome al primo posto nello score, in modo che, chi lo legge, possa sapere che sono passato di lì e che sono ancora io il migliore”.
Tra le altre tue grandi passioni oltre alla musica, alle donne, alla lettura e alle “macchinette”, mi sembra ci sia anche il Wrestling…
“No, non è assolutamente vero. Non lo trovo particolarmente coinvolgente e, ad essere sinceri, non mi sono mai interessato a questo sport”.
Eppure non avete esitato a legare il vostro nome a quello di TripleH, uno dei personaggi di punta di questa disciplina…
“Beh, ma un conto è amare uno sport ed un altro è apprezzare tutto ciò che gli verte attorno. Quella con Triple H è stata un’ottima occasione per portare la nostra musica ad un maggiore numero di persone. Dopo aver inciso un brano da usare come intro all’apparizione sul ring di Triple H, abbiamo avuto modo di esibirci davanti a 70mila persone a Wrestlemania allo Houston Astrodome e comparire al ‘The Tonight Show’, la prima band metal a prendere parte a quella trasmissione… come vedi una collaborazione che ci ha portato molto fortuna, e anche noi ne abbiamo portata a Triple H visto che, la sera in cui abbiamo presentato il suo inno, ha vinto il suo incontro”.
E’ per questo che lo avete poi voluto come ospite su ‘Hammered’?
“No, quella è stata una cazzata nostra (scoppiando a ridere, N.d.F). Da stupidi gli avevamo promesso che lo avremmo invitato alle registrazioni del nostro prossimo disco, e lui ci ha preso in parola… con l’unico inconveniente che non era assolutamente in grado di cantare! Allora abbiamo pensato che poteva limitarsi a qualche urlo qua e là, mentre tutto attorno ci costruivamo uno spoken word”.
Tra sesso e musica, cosa preferisci?
“Oh damn, è impossibile rispondere a questa domanda! Nella mia vita musica e sesso rivestono assolutamente la medesima importanza. Qualche volta la musica prende il sopravvento, in altri casi l’unica cosa che mi interessa è una donna, però alla fine il conteggio cade sempre in parità”.
Per concludere, il bicchiere di Lemmy è mezzo vuoto o mezzo pieno?
“Il mio bicchiere è sempre mezzo pieno. Non potrebbe essere altrimenti!”.