Euthymia, il loro videoclip di un classico dei Nirvana in esclusiva per Metal Hammer Italia
Il 22/12/2024, di Francesco Faniello.
Dopo la pubblicazione di un EP (“Øeos”, 2022) e 2 singoli (la cover di “Angel” dei Massive Attack del 2023 e “My Cyrenaic Cloak”, del 2024), la partecipazione a importanti festival quali il Rock Castle Festival e l’Alterova Festival in Repubblica Ceca, un club tour che li ha portati in luoghi iconici come il Live Club e il New Force in Germania, tornano gli Euthymia con un nuovo videoclip: la cover del classico dei Nirvana, “Something in the way”, rivisitata in chiave doom metal/shoegaze.
«Nel rivisitare “Something in the Way” abbiamo voluto spingerci ancora più a fondo nella malinconia primordiale del brano, costruendo un’atmosfera capace di amplificare il senso di isolamento e disillusione che pervadeva l’originale. Il testo, nato dalla visione tormentata di Kurt Cobain, è stato reinterpretato alla luce di una sensibilità filosofica e musicale più vicina al doom e allo shoegaze, rendendolo una riflessione ancora più universale e cosmica sulla condizione umana».
Per Cobain, “Something in the Way” rappresentava una metafora tanto intima quanto devastante: l’inadeguatezza, il senso di esclusione e il tentativo di trovare un rifugio in un mondo indifferente. Gli Euthymia hanno ripreso questa prospettiva e l’hanno calata in un contesto filosofico più ampio, ispirandosi al pensiero di Nietzsche, per riflettere sull’eterno conflitto tra l’uomo e il destino, tra il desiderio di significato e la consapevolezza della sua assenza.
In questa versione, la “cosa sul cammino” non è più solo un ostacolo esterno o interno, ma diventa il simbolo di una verità insopportabile, quella che ogni individuo incontra di fronte all’inesorabile scorrere del tempo e al peso dell’esistenza. La coperta sotto il ponte – immagine iconica del testo – perde i connotati autobiografici per diventare una metafora del fragile conforto che cerchiamo contro il freddo dell’indifferenza cosmica.
Gli Euthymia hanno scelto di ampliare la narrazione emotiva del brano attraverso un paesaggio sonoro costruito su droni lenti e vibranti, tipici del doom classico alla sunn O))), intrecciati con le delicate atmosfere shoegaze di band come Alcest e The Cure. Le chitarre creano un muro sonoro che si muove tra la pesantezza e la leggerezza, simboleggiando il continuo alternarsi tra speranza e resa.
Nel loro adattamento, la canzone non è più solo una cronaca di isolamento, ma una meditazione sulla malinconia universale: un sentimento che, pur devastante, è anche un elemento fondamentale per comprendere l’essenza umana. La ripetizione ipnotica delle melodie e delle parole guida l’ascoltatore verso un abisso, ma è proprio nell’abisso che si trova, paradossalmente, una forma di pace.
L’obiettivo degli Euthymia con questa cover è quello di creare un’esperienza musicale che non solo renda omaggio all’eredità di Cobain, ma che amplifichi il suo messaggio, portandolo in una nuova dimensione fatta di suoni, idee e sentimenti ancora più profondi e universali.