Daevar, condiviso il primo singolo “Leila” del nuovo album
Il 04/11/2022, di Andrea Lami.
I Daevar sono qui per scuotere la scena stoner/doom-metal con un minaccioso suono lo-fi e un’impostazione fresca. A metà strada tra Sleep e Paradise Lost, questo misterioso trio ha trovato un’area completamente propria. Come una trasmissione spettrale attraverso la statica neve, Delirious Rites vede la mano misteriosa dei Daevar tendere la mano per afferrare l’anima di chiunque sia maturo per prenderla.
Capeggiati dall’enigmatico Pardis (basso, voce) e completati da Caspar (chitarre) e Moritz (batteria), i Daevar propongono inni lunatici ispirati a ciò che accade realmente nel mondo, piuttosto che cantare della dolcezza della foglia o diffondere l’eterna tristezza. Il giovane trio di Colonia ha registrato cinque atmosferici slow-burners presso gli Hidden Planet Studios con Jan Oberg (Grin/Earth Ship), che ha curato la produzione e aiutato la band a creare un suono ingannevolmente complesso. Immerso in un oceano di fuzz croccante, Delirious Rites affoga l’ascoltatore in una cruda conflagrazione di texture grintose e melodie esaltanti.
L’apertura dell’album “Slowshine” è un pugno alle orecchie sorprendentemente crudo, che squarcia l’apertura atmosferica accuratamente prodotta con il suono schiacciante di basso e chitarra che si fondono insieme in una nebbia di finezza. “Leviathan” offre un’ulteriore visione dell’intricatezza del suono dei Daevar , aprendosi con una chitarra solitaria e croccante, incollata dal feedback all’elementare batteria tribale di Moritz. Poi, come la carne che avvolge gli artigli di un’aquila, come una mano che stringe l’elsa di una spada affilata, il basso sfocato si stringe intorno alla chitarra grezza e grintosa, rafforzandola e rendendola potente.
Guidati da questa incisiva combinazione di chitarra e basso, i Daevar si cimentano in cinque lunatici anthems stoner-doom che sviscerano temi consequenziali come la sparizione forzata, la paralisi del sonno e l’emancipazione femminile. La profondità di Delirious Rites è pronta a dispiegarsi con canzoni ispirate al lavoro del filosofo politico Thomas Hobbes e citazioni di inni rock psichedelici iraniani degli anni Settanta.